nell'anno del Signore

Friday, July 14, 2006

Faenza,14 luglio 2006





Le scrivo in rif. alla lettera di recesso, da Lei sottoscritta, per parte dell’azienda Poste Italiane S.p.A. dal contratto con me stipulato in data 01/07/06 con scadenza al 31/10/06.


Essendo la sottoscritta Dottoressa in Giurisprudenza, ritengo inadeguato, offensivo e illegittimo il modo in cui mi è stato proposto il licenziamento.


Inadeguato, perché da parte di una azienda di pubblico servizio quale è Poste Italiane s.p.a , non mi è stato apertamente comunicato il licenziamento, ma subdolamente estorto senza spiegazione. Mi hanno chiamato in direzione tramite terzi facendomi firmare “un foglio” che io ritenevo una mera pratica burocratica. Tutto questo senza guardarmi in faccia, né qualificarsi, né spiegare il gesto. Premesso che durante il periodo di prova non sono dovuti i motivi del recesso, comunque capire cosa si è sbagliato è necessario ai fini di un miglioramento del proprio servizio. Tutto questo dovrebbe comunque avvenire durante lo svolgimento del proprio lavoro e non in base a decisioni prese da un preposto in un ufficio che non conosce la realtà operativa aziendale nella quale il portalettere lavora o la conosce e fa finta di niente.



Offensivo alla mia intelligenza. Non metto in dubbio la diligenza e l’impegno necessari per svolgere il compito di portalettere, ma resta un lavoro meramente esecutivo e pratico, senza comunque grossi impegni mentali.
Colgo l’occasione per denunciare le impossibili condizioni di lavoro nelle quali io mi sono trovata ad operare. Giungendo da Faenza, mi è impossibile conoscere da subito la realtà sia della città di Ravenna che dell’ufficio postale nel quale si presta servizio. Non avendo io ricevuto alcun tipo di formazione adeguata i.e. una persona che almeno per qualche giorno prestasse servizio insieme a me in contemporanea e mi insegnasse le pratiche e i ritmi orari del lavoro, è stato comunque inevitabile commettere qualche errore – se lo si è commesso, visto che non mi è stato comunicato-.
Inoltre mi hanno affidato zone molto impegnative e in riferimento alle strade, pericolose e contorte che da soli è impossibile ricoprire diligentemente nelle poche ore a disposizione per consegnare la posta in specie nel solleone.
La Romea è una strada parecchio trafficata e non facilmente agibile con lo scooter stracarico di posta e Punta Marina, essendo una località di mare in forte espansione urbanistica è fin dal casellario mal gestita e non aggiornata.









Illegittimo in riferimento sia a quanto detto in primis, sia per quanto riguarda l’alone di mistero che ha avvolto tutto il mio rapporto di lavoro fin dall’inizio. Niente è stato chiaro, non c’è stata comunicazione e mi sono sentita “ghettizzata”.
Mi chiedo inoltre come fosse possibile che colleghi di zone limitrofe uscissero con corrispondenza meno voluminosa della mia. In specie l’ultimo giorno ho visto con i miei occhi un mio collega limitrofo uscire con solo lettere, senza una stampa. Forse che essendo un sostituto (la titolare era a casa in malattia) gli era stato dato ordine di non consegnare le stampe? Può essere, ma è un comportamento discriminante non solo nei miei confronti, ma anche di quelli di altri colleghi che come me lavorano pochi mesi e dai quali si pretende sempre la consegna totale della corrispondenza che inevitabilmente causa disservizi esigendo dal portalettere quotidianamente un impegno oltre le sue reali possibilità fisiche, mentali e psichiche. Il portalettere malvolentieri lavora tante ore dopo l’orario di lavoro se non viene retribuito rischiando anche la sua salute.




Certa dell’attenzione che Lei vorrà porre alle mie parole, resto a disposizione per eventuali chiarimenti.

In fede,


Sofia Vicchi

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