nell'anno del Signore

Monday, December 03, 2007

TI SEI INVECCHIATO SAI?


Certo che io non è che la mando a dire. Una mia peculiarità consiste nel dire quello che penso.
Questo mi ha portato non poche difficoltà ad interfacciarmi con la vita reale che non ama la mia sincera irruenza ma preferisce alta diplomazia ovvero la verità celata dai veli di Salomè. Un modo grazioso per ribadire che chi sa leccare il culo farà sicuramente carriera in questa società.
Stamattina mi è capitato di incontrare un collega di quando facevo la postina tre anni orsono.
Parlandogli lo osservo e mi accorgo che cavoli, se è messo male rispetto ad anni fa. E allora spontaneamente gli dico – Ti sei invecchiato lo sai? No, perché si vede, che cavolo. Hai più rughe e i capelli sono tanto più bianchi.- E dentro di me pensavo che se in tre anni si è ridotto così pur essendo giovane significa che davvero si è invecchiato. Tra le cause di questo processo deleterio includo anche il lavoro usurante ne sono certa. Ma io però sono sconvolta dalla mia infantile spontaneità nel pronunciare giudizi. E’ che magari la gente ci resta male, ma io non lo faccio con cattiveria, davvero. Non amo l’ipocrisia tutto qui.

“Ah, è un lavoro come un altro”. Anche questa è un altro cavolo di frase da eliminare dalle conversazioni. Una frase assolutamente senza senso. Non esiste un lavoro uguale all’altro – perché questo è il senso della frase - . Ogni lavoro è faticoso e ha le sue peculiarità più o meno simpatiche. Certamente che certi lavori sono noti per essere pesanti, mentre altri sono noti per non esserlo, ma esistono quelli che dissimulano il “fancazzismo” mentre invece sono belli tosti. Anche fare lo scrittore è un lavoro tosto credetemi. Non perché io mi ritenga tale, ma conoscendo chi lo fa per mestiere posso garantirvi che lo è. Provate a campare senza uno stipendio fisso, cercando dentro di voi le motivazioni per scrivere, l’ispirazione e creandovi delle scadenze più o meno certe. Non è davvero facile. Non per niente gli artisti si dice che abbiano le tasche bucate.
Osservando quello che c’è nell’arte contemporanea mi chiedo chi diriga le sorti di tali artisti. Ma si possono definire “artisti”? Non sarebbe forse meglio chiamarli “customizzatori” dell’idraulica o dell’elettricità o del metallo o della carta e così via? Dipende dal materiale che utilizzano per le loro installazioni ovviamente.
A inizio mese ero a Munchen e andai a visitare la Lenbach Haus, una bella villa dove sono custoditi i tesori del Blaue Reiter, il movimento artistico che faceva capo a Vassili Kandinski. Il piano terra è dedicato all’arte contemporanea e non me lo sono lasciato sfuggire.
Mi sono rimaste impresse alcune “opere” che ora vi descrivo.

Una aveva il titolo di “Indecisione”. Una videocamera trasmetteva un piccolo filmato su un muro in basso e si vedeva, sapete come si mettono le mani quando uno è impaziente o indeciso e fa quel gesto incrociando le dita e facendo girare i pollici? Ecco quella era l’opera.

Subito dopo questa che era posta all’ingresso vi era il l’angolo bar sulla sinistra e a destra dei tavoli e delle sedie di quelle di alluminio che in genere si usano per esterni. Noto che tavoli e sedie sono coperti da quei teli bianchi cerati che in genere si usano appunto come tovaglie da esterno e mi dico: - useranno questi arredi in estate all’aperto-. Ma ad una osservazione più attenta noto che non è tela gommata quella che ricopre la mobilia da bar. Bensì grosso materiale plastico bianco lucido, forse vinile. Insomma, era un’altra opera d’arte.

Una terza era in una stanza abbastanza buia e inquietante. Le pareti erano di color marrone e vi erano appesi schizzi del tipo disegni geometrici o linee su fogli block notes- cose che possono essere fatte da chiunque -. Poi in fondo troneggiava uno schermo tv dal quale scendeva un cavo elettrico che arrivava ad un tavolo posto davanti alla tv che era spenta. Dopo avere ammirato questa opera dal titolo “ Attesa” (o una roba simile) uno pensa di avere finito e di uscire. E invece no! Proprio mentre inforco l’uscita dalla quale ero entrata mi accorgo di una finesse indispensabile per la comprensione dell’opera. Meraviglia delle meraviglie vedo un giradischi. Sì, uno di quei giradischi a tutto uno con la cassa altoparlante in stile anni beat. E vedo che c’è un disco posto sul piatto. Funzionerà o no? Io sono peggio di una bimba e non posso stare lì col giradischi che mi tenta. “E se mi becca il custode?”. Beh, io alzo il coperchio e metto su il disco che gira, tutto scuro e tutto nero senza neanche l’etichetta di identificazione. La musica si alza cupa in tutta la stanza a gli altri visitatori fanno “OOOOHHHH” come i bimbi di quella canzone. In pratica, l’interazione col disco faceva parte dell’opera. Una figata pazzesca anche se non apprezzata dai custodi che si misero a chiedersi “Perché prima non c’era la musica? Ovvero siamo noi sordi sul serio?”. Devo dire che questo tocco musicale non ha alzato il valore dell’installazione che secondo me vale meno di zero. Eppure ho letto che ci sono persone che di lavoro fanno gli installatori degli artisti. Quindi io Vik Jei Pikassa che vive a Faenza e sono già famosa telefono in Austria e chiedo: - Installatemi bene trecento acquari alla Viennale per la mia opera “Acqua scura Acqua che non dura”. Vi paga poi il mio agente.- e quelli campano sulla mia telefonata. Che spettacolo! Deve essere un lavoro entusiasmante ma chissà se chi installa ha una idea di cosa va ad installare e di quanto guadagna in più il committente.

Munchen devo dire che è una città che non mi delude mai. C’è sempre qualcosa da fare e da vedere. Eravamo arrivati il giorno degli MTV European Music Awards e immaginavo ci fosse un gran casino per tale evento. Invece come se nulla fosse. Il solito traffico ordinato anche perché l’evento si teneva al parco olimpico. Avevo fatto fatica infatti a trovare una stanza per me, Marco e suo fratello, ma alla fine ne trovai una libera in zona Nymphenburg vicino all’orto botanico. Mentre Marco e suo fratello setacciavano i negozi di modellismo io andavo per musei o a fare shopping al centro commerciale dell’ Olympia Park che è immenso. Questa volta in centro sono entrata solo in una libreria per cercare un libro illustrato di vocaboli russi. Infatti ho iniziato un corso base di Russo presso l’Università per adulti. Devo dire che è un idioma appassionante e la cosa bella è che si deve sorridere parlando. Ecco perché quando vedo le signore russe qui in giro le vedo sempre sorridenti. Fa tutto parte della pronuncia. Tra gli altri acquisti, oltre alle cartoline in bianco e nero per la mia collezione, un Pinocchio in argento (ciondolo) e un paio di scarpe tipo hot-rod di pelle nera con inserti leopardati che ho comprato in un negozio gotico. Quel posto era uno spettacolo. Ma la cosa più spettacolare era ammirare un tipo che si provava la mantella da vampiro. Il problema era che gli stava pure bene.
In giro per la città ho anche girato qualche video con la macchina fotografica di mio padre. Così anche io contribuisco a congestionare youtube.com . Se volete vedere i miei piccoli contributi cercatemi sotto il nick “omiadea”. Noterete che da come ero “bardata” faceva un bel freddo.



Ho salvato un piccione. Non è il fatto di avere salvato un piccione che crea l’evento. E’ che IO ho salvato un piccione. Perché un piccione e non un cane o un gatto o un altro volatile? Semplicemente perché ho incontrato un piccione.
Già in passato avevo trovato un piccione caduto dal nido ma aveva un’ala rotta e non c’era stato niente da fare. Era “RIPpato” in partenza. Stavolta il piccioncino invece aveva le ali buone ma non abbastanza piume per usarle nella loro funzione. Lo vidi darsi un gran da fare sul marciapiede all’incrocio col Viale delle Ceramiche. Nel becco teneva un rametto con delle bacche rosse. Poverino! Mi faceva molta pena così l’ho preso su con me. Sentivo il suo cuoricino battere forte mentre lo tenevo tra le mie manine. Non sapendo che fare prima decido di piazzarlo sotto un albero dello spiazzo verde dietro la palestra della cavallerizza dove avevo parcheggiato. Lì guarda caso incontro una signora che stava in compagnia del suo cagnolino Yorkshire e ci mettiamo a parlare. Lei mi suggerisce di portare il piccione al Rifugio del Cane dove eventualmente sapranno chi è che si occupa del soccorso uccelli. Decido di portarmela dietro in macchina e via all’avventura! Salta fuori che questa è proprio una signora simpatica e in gamba e mi racconta un po’ della sua vita e dei suoi familiari. Insomma mi è sembrato parecchio divertente potere conoscere delle persone salvando un piccione. Poi magari quel volatile sarà quello che cagherà sulla mia Micra, ma ben venga che porta bene.


Un mesetto fa andai a Roma al matrimonio di mia cugina Federica, fidanzata con un bravo ragazzo che lavora alla rai, quella della TV, del canone, della radio, ecc…
Il tempo fu pazzerello ma non guastò troppo il buffet che, svoltosi in una villa sui colli, fu più che soddisfacente. Direi che il pranzo di nozze in sé era di tono minore rispetto al buffet dove ho potuto anche gustare le ostriche.
La chiesa, il mausoleo di Santa Costanza, è un gioiello di chiesa romanica e vi consiglio una capatina durante una delle vostre visite nella Capitale. Certo che dovete cercarla bene, perché anche se sta sulla Nomentana, è mimetizzata da una piccola foresta amazzonica che nasconde il circolo sportivo parrocchiale. Roma è sempre un gran casino, è sporca e non ha i marciapiedi. Siccome tutte le distanze sono calcolate a “fermate di autobus” non si sente l’esigenza del piacere di andare a piedi e quindi neanche si prendono la briga di costruire i marciapiedi e se possono “nascondono” sotto i rifiuti quelli che ci sono già. Certe volte penso se ci fosse una amministrazione tedesca a governare la nostra Capitale: chissà come diventerebbe!

Ultimamente ho rivisto solo dei vecchi film tra i quali delle glorie della mia giovinezza tipo “Who’s that girl” con Madonna o “Cercasi Susan disperatamente”, sempre con la cantante la quale da qualche anno si è messa a scrivere delle storie per bambini e adolescenti. Avendo dei figli le è venuta l’ispirazione giusta da utilizzare nel tempo libero.
Al cinema ho visto due film di animazione: i Simpsons e Ratatouille. L’ultimo mi ha appassionato, non essendo io una amante dei fornelli. Una storia divertente e dall’ambiente romantico. Parigi non sbaglia un colpo.

Per chi non lo sapesse ancora ho iniziato da tempo la mia galleria personale di mailart online
Potete ammirarla nel blog del mio myspace a questo indirizzo: www.myspace.com/vicchi
Attraverso myspace ho conosciuto persone dagli stili di vita disparati. Grazie al cielo qualche persona originale vive anche in Italia!
Vi consiglio di dare un’occhiata allo scrittore Darren Smith, che oltre ad essere un uomo quasi interessante come Doctor House –entrambi sono inglesi n.d.S. - , scrive libri e piéces teatrali che toccano nell’intimo i rapporti fra le persone.
Peccato che in Italiano non sia ancora stato tradotto.

Due settimane fa sono andata al mei, il meeting delle etichette indipendenti.
Erano anni che non andavo. Poiché a Marco la musica non interessa più di tanto mi è quasi impossibile portarlo in certi luoghi e così in contemporanea “cade pure a me la catena” e me ne resto in casa. Ma stavolta veniva giù a suonare Mario Moita, un musicista che rappresenta il Portogallo in giro per i festival nel mondo e che ho conosciuto online. Quindi di riffa o di raffa al mei ci sono capitata e ho sperimentato anche la prima notte fuori di tutta la mia vita. Nel senso che sono tornata a casa alle cinque di mattina con una bottiglia di fragolino vuota in una mano, dei cd nell’altra mano e il “muso di Marco” che mi aspettava a casa. Faenza alle cinque di mattina ha fascino. Mi piace vedere l’edicolante che alza la saracinesca – forse a lui piace di meno - e vedere i bar ancora aperti con qualche sparuto avventore. Mi sono fatta almeno tre chilometri a piedi e non ho incontrato tipi strani. Direi che mi è andata benone. Da notare che ero struccata e vestita davvero casual, quasi da metalmeccanico poiché non avevo previsto che avrei passato la notte fuori e la serata era cominciata con una cena al poligono dalla quale ero uscita già avvinazzata.
In conclusione il mei si è ingrandito parecchio. Il fatto di ospitare musicisti provenienti dall’estero gli dà lustro. Una folata di allegria nel grigio Novembre.

Al Tiro a Segno un paio di mesi fa ospitammo la prima edizione del Trofeo Moffa riservato ai disabili. Il successo fu superiore alle nostre aspettative e tutto si svolse senza problemi. Chiaramente ci demmo tutti da fare perché il lavoro è sempre tanto, ma se si pensa al fine poi lo sforzo viene ampiamente ripagato.

Ho già recapitato pressoché tutti i regali di Natale. E’ il solito stress annuale che cerco di togliermi dalla testa il prima possibile. Il bello è che alcuni regali li ho pronti da tempo, mentre altri li preparo all’ultimo secondo. Spesso sono delle mie piccole opere di decoupage.
Certo, magari i regali non sono pochi come penso, ma sono di tono minore rispetto agli anni scorsi. Il denaro scarseggia e si fa come si può. La prima beneficenza è verso di me non c’è che dire e non mi vergogno di farmela.


Solo una brava ragazza può diventare cattiva Sophie Tucker

Anche le donne hanno le palle. Semplicemente un poco più in alto. Joan Jett

Per andare avanti è necessario avere alle spalle un buon futuro. By me stessa in premestruo.


Buon 2008 a tutti quanti!




Lì 03-12-2007

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