nell'anno del Signore

Monday, August 31, 2009

17/08/2009 IF YOU LIKE IT I DON’T DISLIKE IT

“Se ti piace a me non dispiace”. Questo qualche filosofo della comunicazione odierna ha scritto a caratteri cubitali sul tetto dell’ingresso della Scuole Elementare di Punta Marina Terme. Non ho ben capito se l’oggetto del messaggio sia l’andare a scuola o qualcos’altro. Forse è proprio qualcos’altro.

Per molto tempo ho avuto delle ispirazioni da scrivere ma la mia vita è cambiata e ho dovuto mettere da parte questo piccolo modus sfogandi. Ora vedo se riesco a riprenderlo anche se solo a piccoli stralci ma in maniera più periodica. In verità per un po’ ho avuto il “blocco dello scrittore”, ma fa parte della storia di ogni scrittore e comunque io non mi considero una scrittrice. Solo mi va di condividere certi miei pensieri. E oggi, con più pace ed armonia di ieri. Non è che io non contesti più. Solo che lo faccio con più giudizio.

Ho deciso di comprare l’autoradio nuova. L’ho presa da Media World a Ravenna tornando dal lavoro, anche perché, in orario di fine giornata e nei giorni di ferie di agosto non c’è quasi nessuno e sembra quasi una palestra di yoga da quanto l’ambiente sia più rilassante. E comunque personalmente lo preferisco al Trony del nuovo centro commerciale “le Maioliche” di Faenza. Quest’ultimo è situato proprio nel centro dell’edifico e con la sua luce accecante e il rumore di fondo degli altri negozi non mi invita affatto agli acquisti. Premettendo che mia madre era contraria all’autoradio – un po’ perché non era già installata, un po’ per il costo, un po’ perché era causa di “rumori molesti”- io, essendomi abituata in tal maniera alla micra matic 2000 così com’era, per anni non ho pensato di farla installare e mi recitavo dei santi rosari o cantavo fra me e me (cosa che faccio anche ora). Marco mi aveva installato una sua vecchia autoradio, ma la tecnologia ha sempre un modo per fregarti. Nel caso di specie il famigerato “frontalino estraibile” che io, nei minimi spazi in stile nipponico della micra non sapevo dove collocare bene. Poi metti, poi togli, poi rimetti e poi dove lo avevo messo e poi l’ho incastrato storto e poi non c’è contatto, ecc., alla fine l’ho perso. Probabilmente cascato da chissà quale fessura mentre imprecavo per caricare la spesa in automobile in una buia serata invernale. Sì, anche perché ho dovuto disinstallare le luci interne del mezzo visto che il sistema/interruttore era così delicato che si correva il rischio di avere l’illuminazione interna a palla tutta la notte e con la conseguenza di scaricare la batteria. Così per un altro po’ di anni sono tornata a non avere una autoradio (questa era un bel sony, con il mangiacassette), anzi, ad averla ma senza potere appunto utilizzarla. Finita l’ “Era Marco” lo scorso ottobre 2008 – dopo circa 7 anni e mezzo – riesco a fare installare una sua vecchia autoradio Audiola, che ormai aveva “dato tutto” e me la godo fino a questi ultimi tempi, quando si decide a non risputarmi più i cd e a n farmeli ascoltare. Inoltre il segnale radio è diventato pessimo. Bene, installerò finalmente la nuova autoradio appena torno dalla Germania (parto domani e resto via 4 giorni). E’ un Sony, ma niente di particolarmente parabolico. Niente ingresso usb. Io sono tornata al vecchio walk-man. Al mercatino dell’usato ne ho comprati due. Così mi sono procurata il cavetto con i due spinotti maschi per potere connettere il walkman all’autoradio ed ascoltare le cassette, visto che le autoradio mangiacassette non le costruiscono più. A me il lettore mp3 “mi fa una Pi@@a”!

Soddisfatta del mio acquisto ed essendo testarda di natura, mi ostino ad infilare il cd “Il meglio di Lou Reed” che ho pure acquistato insieme ad un cd di canzoni cantate dalla povera Marylin, nel vecchio lettore. Non mi ha sconvolto il fatto che il vecchio lettore abbia incagliato l’inizio della prima canzone – cosa che mi potevo aspettare- ma, quasi anticipando la mia reazione e dandomi così una opinione personale (pur essendo un piccolo robot) mi ha fatto arrovellare le budella nell’accorgermi che sì, Lou Reed era (ed è?) stonato! Sì, l’attacco di The Wild Side è davvero stonato e varie stonature il mio orecchio fine percepisce anche all’interno degli altri brani. Ma come ho fatto a non accorgermene prima? Non è che sentire le stesse canzoni in tv come sottofondo di una pubblicità o di un film ce le facciano apparire più magiche e stupende? Ed io, da ex musicista vi assicuro che il Signor Lou Reed ha avuto fortuna grazie alle sue stonature ed alla gente che le apprezzava o delle quali se ne lavava le orecchie, tanto basta la presenza di un guru con gli occhiali scuri che canta la sua poesia a porre la melodia in secondo piano. Calma, qui non voglio denigrare il personaggio. Le sue canzoni mi piacciono parecchio anche se devo dire che la versione di The perfect day dei Duran Duran e di Satellite of Love degli U2 per me sono tre passi avanti.
Ora è difficile che io spenda parecchio per un cd. Deve essere qualcosa di straordinario – come le Netnakisum, moderno quartetto femminile di archi austriaco- altrimenti non voglio pagare più di 5 euro. E allora evviva la globalizzazione ed evviva i dischi per la goduria dei cultori e meno del portafoglio visto che per un buon vinile oggi si parte dai 30 euro. Giustificati più che per un qualsiasi cofanetto cd dvd laser accidenti che mi spacca comunque. Mi ha detto un esperto del settore che il cd scomparirà e il vinile sopravviverà. Alla faccia di chi credeva il contrario. Mi chiedo, che fine hanno fatto i laser disc? E i mini disc? Ma chi se li è ca@@ti qui in Italia? Probabilmente qualche investimento mafioso sbagliato all’epoca per il Ministero della Pubblica Istruzione sarà stato fatto. Ne sono certa.

Qualunque cosa vogliate dire, per finire lasciatemi affermare che l’intramontabile Marylin canta meglio di Lou Reed ed anche io, nel mio piccolo canto meglio di lui e sono fiera di correggere le mie “stecche” quando ci sono. Evviva l’armonia!

Pace

Monday, December 03, 2007

TI SEI INVECCHIATO SAI?


Certo che io non è che la mando a dire. Una mia peculiarità consiste nel dire quello che penso.
Questo mi ha portato non poche difficoltà ad interfacciarmi con la vita reale che non ama la mia sincera irruenza ma preferisce alta diplomazia ovvero la verità celata dai veli di Salomè. Un modo grazioso per ribadire che chi sa leccare il culo farà sicuramente carriera in questa società.
Stamattina mi è capitato di incontrare un collega di quando facevo la postina tre anni orsono.
Parlandogli lo osservo e mi accorgo che cavoli, se è messo male rispetto ad anni fa. E allora spontaneamente gli dico – Ti sei invecchiato lo sai? No, perché si vede, che cavolo. Hai più rughe e i capelli sono tanto più bianchi.- E dentro di me pensavo che se in tre anni si è ridotto così pur essendo giovane significa che davvero si è invecchiato. Tra le cause di questo processo deleterio includo anche il lavoro usurante ne sono certa. Ma io però sono sconvolta dalla mia infantile spontaneità nel pronunciare giudizi. E’ che magari la gente ci resta male, ma io non lo faccio con cattiveria, davvero. Non amo l’ipocrisia tutto qui.

“Ah, è un lavoro come un altro”. Anche questa è un altro cavolo di frase da eliminare dalle conversazioni. Una frase assolutamente senza senso. Non esiste un lavoro uguale all’altro – perché questo è il senso della frase - . Ogni lavoro è faticoso e ha le sue peculiarità più o meno simpatiche. Certamente che certi lavori sono noti per essere pesanti, mentre altri sono noti per non esserlo, ma esistono quelli che dissimulano il “fancazzismo” mentre invece sono belli tosti. Anche fare lo scrittore è un lavoro tosto credetemi. Non perché io mi ritenga tale, ma conoscendo chi lo fa per mestiere posso garantirvi che lo è. Provate a campare senza uno stipendio fisso, cercando dentro di voi le motivazioni per scrivere, l’ispirazione e creandovi delle scadenze più o meno certe. Non è davvero facile. Non per niente gli artisti si dice che abbiano le tasche bucate.
Osservando quello che c’è nell’arte contemporanea mi chiedo chi diriga le sorti di tali artisti. Ma si possono definire “artisti”? Non sarebbe forse meglio chiamarli “customizzatori” dell’idraulica o dell’elettricità o del metallo o della carta e così via? Dipende dal materiale che utilizzano per le loro installazioni ovviamente.
A inizio mese ero a Munchen e andai a visitare la Lenbach Haus, una bella villa dove sono custoditi i tesori del Blaue Reiter, il movimento artistico che faceva capo a Vassili Kandinski. Il piano terra è dedicato all’arte contemporanea e non me lo sono lasciato sfuggire.
Mi sono rimaste impresse alcune “opere” che ora vi descrivo.

Una aveva il titolo di “Indecisione”. Una videocamera trasmetteva un piccolo filmato su un muro in basso e si vedeva, sapete come si mettono le mani quando uno è impaziente o indeciso e fa quel gesto incrociando le dita e facendo girare i pollici? Ecco quella era l’opera.

Subito dopo questa che era posta all’ingresso vi era il l’angolo bar sulla sinistra e a destra dei tavoli e delle sedie di quelle di alluminio che in genere si usano per esterni. Noto che tavoli e sedie sono coperti da quei teli bianchi cerati che in genere si usano appunto come tovaglie da esterno e mi dico: - useranno questi arredi in estate all’aperto-. Ma ad una osservazione più attenta noto che non è tela gommata quella che ricopre la mobilia da bar. Bensì grosso materiale plastico bianco lucido, forse vinile. Insomma, era un’altra opera d’arte.

Una terza era in una stanza abbastanza buia e inquietante. Le pareti erano di color marrone e vi erano appesi schizzi del tipo disegni geometrici o linee su fogli block notes- cose che possono essere fatte da chiunque -. Poi in fondo troneggiava uno schermo tv dal quale scendeva un cavo elettrico che arrivava ad un tavolo posto davanti alla tv che era spenta. Dopo avere ammirato questa opera dal titolo “ Attesa” (o una roba simile) uno pensa di avere finito e di uscire. E invece no! Proprio mentre inforco l’uscita dalla quale ero entrata mi accorgo di una finesse indispensabile per la comprensione dell’opera. Meraviglia delle meraviglie vedo un giradischi. Sì, uno di quei giradischi a tutto uno con la cassa altoparlante in stile anni beat. E vedo che c’è un disco posto sul piatto. Funzionerà o no? Io sono peggio di una bimba e non posso stare lì col giradischi che mi tenta. “E se mi becca il custode?”. Beh, io alzo il coperchio e metto su il disco che gira, tutto scuro e tutto nero senza neanche l’etichetta di identificazione. La musica si alza cupa in tutta la stanza a gli altri visitatori fanno “OOOOHHHH” come i bimbi di quella canzone. In pratica, l’interazione col disco faceva parte dell’opera. Una figata pazzesca anche se non apprezzata dai custodi che si misero a chiedersi “Perché prima non c’era la musica? Ovvero siamo noi sordi sul serio?”. Devo dire che questo tocco musicale non ha alzato il valore dell’installazione che secondo me vale meno di zero. Eppure ho letto che ci sono persone che di lavoro fanno gli installatori degli artisti. Quindi io Vik Jei Pikassa che vive a Faenza e sono già famosa telefono in Austria e chiedo: - Installatemi bene trecento acquari alla Viennale per la mia opera “Acqua scura Acqua che non dura”. Vi paga poi il mio agente.- e quelli campano sulla mia telefonata. Che spettacolo! Deve essere un lavoro entusiasmante ma chissà se chi installa ha una idea di cosa va ad installare e di quanto guadagna in più il committente.

Munchen devo dire che è una città che non mi delude mai. C’è sempre qualcosa da fare e da vedere. Eravamo arrivati il giorno degli MTV European Music Awards e immaginavo ci fosse un gran casino per tale evento. Invece come se nulla fosse. Il solito traffico ordinato anche perché l’evento si teneva al parco olimpico. Avevo fatto fatica infatti a trovare una stanza per me, Marco e suo fratello, ma alla fine ne trovai una libera in zona Nymphenburg vicino all’orto botanico. Mentre Marco e suo fratello setacciavano i negozi di modellismo io andavo per musei o a fare shopping al centro commerciale dell’ Olympia Park che è immenso. Questa volta in centro sono entrata solo in una libreria per cercare un libro illustrato di vocaboli russi. Infatti ho iniziato un corso base di Russo presso l’Università per adulti. Devo dire che è un idioma appassionante e la cosa bella è che si deve sorridere parlando. Ecco perché quando vedo le signore russe qui in giro le vedo sempre sorridenti. Fa tutto parte della pronuncia. Tra gli altri acquisti, oltre alle cartoline in bianco e nero per la mia collezione, un Pinocchio in argento (ciondolo) e un paio di scarpe tipo hot-rod di pelle nera con inserti leopardati che ho comprato in un negozio gotico. Quel posto era uno spettacolo. Ma la cosa più spettacolare era ammirare un tipo che si provava la mantella da vampiro. Il problema era che gli stava pure bene.
In giro per la città ho anche girato qualche video con la macchina fotografica di mio padre. Così anche io contribuisco a congestionare youtube.com . Se volete vedere i miei piccoli contributi cercatemi sotto il nick “omiadea”. Noterete che da come ero “bardata” faceva un bel freddo.



Ho salvato un piccione. Non è il fatto di avere salvato un piccione che crea l’evento. E’ che IO ho salvato un piccione. Perché un piccione e non un cane o un gatto o un altro volatile? Semplicemente perché ho incontrato un piccione.
Già in passato avevo trovato un piccione caduto dal nido ma aveva un’ala rotta e non c’era stato niente da fare. Era “RIPpato” in partenza. Stavolta il piccioncino invece aveva le ali buone ma non abbastanza piume per usarle nella loro funzione. Lo vidi darsi un gran da fare sul marciapiede all’incrocio col Viale delle Ceramiche. Nel becco teneva un rametto con delle bacche rosse. Poverino! Mi faceva molta pena così l’ho preso su con me. Sentivo il suo cuoricino battere forte mentre lo tenevo tra le mie manine. Non sapendo che fare prima decido di piazzarlo sotto un albero dello spiazzo verde dietro la palestra della cavallerizza dove avevo parcheggiato. Lì guarda caso incontro una signora che stava in compagnia del suo cagnolino Yorkshire e ci mettiamo a parlare. Lei mi suggerisce di portare il piccione al Rifugio del Cane dove eventualmente sapranno chi è che si occupa del soccorso uccelli. Decido di portarmela dietro in macchina e via all’avventura! Salta fuori che questa è proprio una signora simpatica e in gamba e mi racconta un po’ della sua vita e dei suoi familiari. Insomma mi è sembrato parecchio divertente potere conoscere delle persone salvando un piccione. Poi magari quel volatile sarà quello che cagherà sulla mia Micra, ma ben venga che porta bene.


Un mesetto fa andai a Roma al matrimonio di mia cugina Federica, fidanzata con un bravo ragazzo che lavora alla rai, quella della TV, del canone, della radio, ecc…
Il tempo fu pazzerello ma non guastò troppo il buffet che, svoltosi in una villa sui colli, fu più che soddisfacente. Direi che il pranzo di nozze in sé era di tono minore rispetto al buffet dove ho potuto anche gustare le ostriche.
La chiesa, il mausoleo di Santa Costanza, è un gioiello di chiesa romanica e vi consiglio una capatina durante una delle vostre visite nella Capitale. Certo che dovete cercarla bene, perché anche se sta sulla Nomentana, è mimetizzata da una piccola foresta amazzonica che nasconde il circolo sportivo parrocchiale. Roma è sempre un gran casino, è sporca e non ha i marciapiedi. Siccome tutte le distanze sono calcolate a “fermate di autobus” non si sente l’esigenza del piacere di andare a piedi e quindi neanche si prendono la briga di costruire i marciapiedi e se possono “nascondono” sotto i rifiuti quelli che ci sono già. Certe volte penso se ci fosse una amministrazione tedesca a governare la nostra Capitale: chissà come diventerebbe!

Ultimamente ho rivisto solo dei vecchi film tra i quali delle glorie della mia giovinezza tipo “Who’s that girl” con Madonna o “Cercasi Susan disperatamente”, sempre con la cantante la quale da qualche anno si è messa a scrivere delle storie per bambini e adolescenti. Avendo dei figli le è venuta l’ispirazione giusta da utilizzare nel tempo libero.
Al cinema ho visto due film di animazione: i Simpsons e Ratatouille. L’ultimo mi ha appassionato, non essendo io una amante dei fornelli. Una storia divertente e dall’ambiente romantico. Parigi non sbaglia un colpo.

Per chi non lo sapesse ancora ho iniziato da tempo la mia galleria personale di mailart online
Potete ammirarla nel blog del mio myspace a questo indirizzo: www.myspace.com/vicchi
Attraverso myspace ho conosciuto persone dagli stili di vita disparati. Grazie al cielo qualche persona originale vive anche in Italia!
Vi consiglio di dare un’occhiata allo scrittore Darren Smith, che oltre ad essere un uomo quasi interessante come Doctor House –entrambi sono inglesi n.d.S. - , scrive libri e piéces teatrali che toccano nell’intimo i rapporti fra le persone.
Peccato che in Italiano non sia ancora stato tradotto.

Due settimane fa sono andata al mei, il meeting delle etichette indipendenti.
Erano anni che non andavo. Poiché a Marco la musica non interessa più di tanto mi è quasi impossibile portarlo in certi luoghi e così in contemporanea “cade pure a me la catena” e me ne resto in casa. Ma stavolta veniva giù a suonare Mario Moita, un musicista che rappresenta il Portogallo in giro per i festival nel mondo e che ho conosciuto online. Quindi di riffa o di raffa al mei ci sono capitata e ho sperimentato anche la prima notte fuori di tutta la mia vita. Nel senso che sono tornata a casa alle cinque di mattina con una bottiglia di fragolino vuota in una mano, dei cd nell’altra mano e il “muso di Marco” che mi aspettava a casa. Faenza alle cinque di mattina ha fascino. Mi piace vedere l’edicolante che alza la saracinesca – forse a lui piace di meno - e vedere i bar ancora aperti con qualche sparuto avventore. Mi sono fatta almeno tre chilometri a piedi e non ho incontrato tipi strani. Direi che mi è andata benone. Da notare che ero struccata e vestita davvero casual, quasi da metalmeccanico poiché non avevo previsto che avrei passato la notte fuori e la serata era cominciata con una cena al poligono dalla quale ero uscita già avvinazzata.
In conclusione il mei si è ingrandito parecchio. Il fatto di ospitare musicisti provenienti dall’estero gli dà lustro. Una folata di allegria nel grigio Novembre.

Al Tiro a Segno un paio di mesi fa ospitammo la prima edizione del Trofeo Moffa riservato ai disabili. Il successo fu superiore alle nostre aspettative e tutto si svolse senza problemi. Chiaramente ci demmo tutti da fare perché il lavoro è sempre tanto, ma se si pensa al fine poi lo sforzo viene ampiamente ripagato.

Ho già recapitato pressoché tutti i regali di Natale. E’ il solito stress annuale che cerco di togliermi dalla testa il prima possibile. Il bello è che alcuni regali li ho pronti da tempo, mentre altri li preparo all’ultimo secondo. Spesso sono delle mie piccole opere di decoupage.
Certo, magari i regali non sono pochi come penso, ma sono di tono minore rispetto agli anni scorsi. Il denaro scarseggia e si fa come si può. La prima beneficenza è verso di me non c’è che dire e non mi vergogno di farmela.


Solo una brava ragazza può diventare cattiva Sophie Tucker

Anche le donne hanno le palle. Semplicemente un poco più in alto. Joan Jett

Per andare avanti è necessario avere alle spalle un buon futuro. By me stessa in premestruo.


Buon 2008 a tutti quanti!




Lì 03-12-2007

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Wednesday, October 17, 2007

SMUSSARE GLI ANGOLI

Uno dei miei incidenti domestici più frequenti è sbattere negli spigoli dei tavoli, del letto, della cassettiera… Non vi descrivo poi il dolore atroce quando sbatto la testa contro le travi di cemento della soffitta, il che può accadere ogni qualvolta vado nel sottotetto a stendere il bucato e devo per forza chinarmi piegando al testa. Scomodo sì, ma non ho altro spazio per stendere. Mi sto chiedendo “Possibile che non sia possibile un mondo senza angoli?”. Per lo meno senza angoli superflui.
Tutti questi angoli sono difficili da sostenere anche per i miei occhi e secondo me, a prescindere dalle teorie di tipo Feng-shui e co., attraggono energie negative. Si dice in effetti che siano le Piramidi le uniche costruzioni i cui angoli diretti al cielo influiscano positivamente sulla vita terrena. Che mi debba fornire di mini piramidi sparse in tutta casa per neutralizzare l’effetto negativo degli angoli della mobilia in modo da non ritrovarmi più le gambe piene di lividi? Ma perché i designer dell’arredamento non spremono i loro neuroni per smussare gli angoli dai loro progetti? Nel 2007 non è forse possibile produrre mobili senza angoli a buon prezzo? Ikea, ti lancio l’idea! Sì, il letto tondo già lo hai creato, ma non mi sembra funzionale. Perché non elicoidale allora?
Certo, arrivare ai parametri di Hundertwasser – pavimenti collinosi- è forse un po’ eccessivo, ma io preferisco le forme morbide a quelle appuntite. Una passeggiata in collina la preferisco ad una scalata in montagna. I nudi femminili li prediligo ai nudi maschili. La bellezza delle curve del corpo umano è indescrivibile.
Ispirandosi a tali curve una ditta straniera ha creato il primo cocoon (letto a forma di guscio) per il Powernapping, in gergo “pisolino” o “pennichella”, rito del quale io sono devota. Tale formidabile poltrona è dotata di timer che ti sveglia con musica di vostra scelta. Come tutti i nuovi comfort costa tanto. Pazienza, mi accontenterò di svegliarmi a rumore delle gru dei cantieri attorno a casa terminata la pausa pranzo dei muratori.


Sono felice di annunciare che nel 2007 ancora qualcuno si stupisce delle piccole cose ed io ne traggo un gran piacere. Da queste parti ancora si alzano gli occhi al cielo se passa un mezzo meccanico volante. Stamattina per esempio mi sono recata dal tabaccaio, non il solito di Via Oberdan, ma quello vicino al Bar Giardino. Gli ho chiesto un francobollo per l’America. “L’America?!?!?” fa lui, come se avessi chiesto un francobollo per il Pianeta Rosso. E dopo avere controllato ben bene tutte le tariffe me lo rende tutto contento. Deduco che o nessuno gli chiede francobolli per l’oltreoceano, o per lui tale terra costituisce ancora qualcosa di mitico ed inesplorato.
Io mi stupisco quando vedo gli scoiattoli attorno al parco per nulla spaventati dalla mia presenza, intenti a fare provviste di nocciole. Mi stupisco quando leggo i giornali locali, cosa che non faccio spesso un po’ per tempo e un po’ per soldi essendo la lettura di tali quotidiani legata alle mie sporadiche fermate in qualche bar. Mi riferisco in specie alle notizie di cronaca del territorio e mi dico “Ma guarda te che cosa è successo qui. Ma và. Non ci credo. Eppure…” . Questa forma di stupore la alimento evitando di essere oppressa dalla lettura quotidiana delle notizie e dalla pressione dei tg di ogni genere. Oggi siamo tartassati dai tg. Finisce uno che inizia l’altro. Poi c’è lo sport, il meteo con tutti i “Presentato da…” e alla fine se si conta le notizie spazzatura il tg dura il doppio del necessario, come i film la sera sui canali non RAI. Io la mattina, se mi sveglio ad un’ora decente mi focalizzo su rainews24 e se ne ho voglia mi concentro sui dibattiti, sulle notizie che scorrono in basso e aspetto l’ultimo aggiornamento. Altrimenti vado su Canale 11 e mi sento la rassegna stampa del territorio, cosa peraltro gradevole visto che il tipo che conduce è telegenico. C’è anche un’altra rete, 7 Gold , che ogni giorno affronta una tematica diversa relativa al territorio bolognese e raccoglie tutti gli sfoghi dei telespettatori. Quest’ultima è un po’ frustrante, ma talvolta aiuta a capire che “anche il tuo vicino ha un problema”.
Una cosa che cerco di non perdermi mai è la “Storia siamo noi” che inizia alle 8.15 su rai 3. Ultimamente ho visto una puntata dedicata alla Callas, donna della quale io ho solo sentito parlare da mia madre e dalle persone della sua generazione. Certo che aveva proprio una gran voce questa Callas! Da brivido, come quella di Pavarotti –RIP-. Adesso che mi sono documentata un po’ su questa cantante lirica, posso comprendere perché mia madre diceva che “I Greci non sono una gran bella razza.”. E anche qui non le si potevano dare tutti i torti visto lo smacco attuato da parte di Aristotele Onassis che dopo anni di unione e di false promesse le preferì Jacqueline Kennedy come moglie, senza preavviso per giunta. Il signor Onassis non era certo capace di “smussare gli angoli”, ma di acuirli, a mio avviso.
Io forse non ho ancora ben capito come va il mondo. Onassis si sposò Jacqueline – e viceversa- perché era famosa/o, giovane/vecchio e ricca/o? Sì, sì, deve essere proprio così. Alla fine – come ri-dimostrato da un recente sondaggio- la donna cerca nel compagno una sicurezza finanziaria. D’altronde come darle torto quando una camicetta che mi vorrei comprare costa 220 euro? Ok, va bene che la qualità si paga, ma qui pago bene anche la manodopera italiana (forse?!?) – e nel mio caso non si tratta di firma famosa -. E i maschi? I signori uomini, secondo questo rapporto che ho letto su Yahoo! Notizie, la vogliono giovane, perché fertile. A voi giudicare.
Secondo quello che dice Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Callas
a detta del marito Meneghini la Callas si sposò vergine -1949- e facendo i calcoli aveva 27 anni. Dicono poi che lui la tradisse. E se lei soffriva di vaginismo? Io me lo chiedo visto la vita non certo facile che ha avuto. Ma del resto queste sono cose che lascio a menti più sottili delle mie. Mi auguro che la Jacqueline se la spassasse bene al di fuori di Onassis, così i conti tornano pari.

Il fatto che in passato pagassero appositi “fischiatori” per rovinare la carriera alle voci liriche mi ha fatto pensare che anche queste persone fossero figlie dei loro tempi, come la musica classica stessa. In fondo mica esisteva il PC, il palmare, il cellulare e tutta la stampa odierna. In qualche maniera dovevano poi passarsi il tempo. Se ti pagano poi tanto meglio. Era forse come partecipare dal vivo ad un gossip che si sarebbe letto l’indomani sulla carta stampata.
Quando penso che proprio la mancanza dei mass media rendeva certe persone così creative – mi riferisco a musicisti, scrittori, attori, artisti…- mi domando se tali persone oggigiorno non facciano uno sforzo sovraumano per creare ciò che li appassiona e per sopravvivere, oberati dalla tecnologia. Magari fanno come me, cercano di estraniarsi ogni tanto.

Una cosa difficile da attuare quando leggo i quotidiani locali è l’ammassamento delle notizie. E’ pieno di avvisi di sagre paesane. Ce ne sono così tante che effettivamente io se dovessi sceglierne una non saprei quale scegliere. Poi comunque arriva il week-end e mi chiedo : “Ma quali sagre ci sono oggi? E dove stanno?”. Insomma me le dovrei ben segnare in agenda tutte quante e studiarne la logistica.


Io non guardo mai Miss Italia perché mi sembra la “Fiera delle vacche”, con tutto il rispetto per le vacche in esposizione si intende. Sicuramente avrà la sua utilità una tale trasmissione, ma di questi tempi mi chiedo se non sia possibile spostarla su canali tematici tipo fashion tv. D’altronde lo scopo è farsi ammirare e utilizzare il dono della bellezza del proprio corpo per farsi strada nel mondo dei mass-media. Cosa che non reputo sbagliata. Ma mi sembra che, a giudicare dalle foto di primo acchito, la nuova miss sia un po’ stecchina. Alla faccia di chi vuole portare alla ribalta le donne con taglia 46 a modello per le giovanissime. Certo, forse avranno voluto premiare la “semplicità”, a discapito della bellezza come ho letto su internet. Non avendo visto la trasmissione non posso giudicare. Resta il fatto che la Miss deve essere anche bella e per bellezza intendo l’armoniosità delle forme. A me non sembra che questa reginetta sia poi tanto armoniosa. Beh, certo, uno stecco non crea mai problemi di armonia. Qualsiasi cosa gli metti addosso gli va bene.
Visto il trend attuale indico un nuovo concorso per vincere il titolo di MISS INTAGLIA. Sì, dico a te, proprio a te che magari stai seduta sulla cyclette sudando e leggendo queste righe. Tu potresti essere la candidata ideale per Miss Intaglia, la Miss portatrice dei diritti della giusta taglia. Allora che ne dite? Lo accendiamo? Lo chiedo anche a te Oliviero Toscani, che in questi giorni dài scandalo con mega fotografie ritraenti una modella anoressica nuda. Chiedo il Tuo supporto per questo progetto.

Agosto: Pippino mio non ti conosco. E’ così che è iniziato Agosto, una settimana a Parma agli Europei di Avancarica. Certo che quando lo dicevo in giro prima di partire in genere dovevo spiegare che cosa è l’Avancarica e mi guardavano come se fossi venuta da Vega. Solo qualcuno conoscendomi non si è stupito e la cosa positiva è che sono riuscita anche a fare coinvolgere chi non ne sapeva mezza di armi e tiro tipo Enrico (grande come sempre n.d.S.) che è perfino venuto a trovarmi alla manifestazione sorbendosi anche le premiazioni finali, avvenimento noioso da digerire se non si sale a ritirare la meritata medaglia.
Ebbene sì, oltre all’interprete, P.R., info anfo e attentati vari, sono stata investita del ruolo di donnina portamedaglie con tanto di vestito adatto all’uopo. Ma mica ufficiale, come quello che usano alle Olimpiadi. Ufficioso –nero e sexy- e chi ha visto le foto ne sa qualcosa. Io ancora non le ho ricevute tutte quante, tipo quelle censurabili. E’ che io, con i miei trascorsi da scaricatore di porto ho fatto qualche gaffe e qualcuno se ne è approfittato scattandomi immagini azzardate. Beh, se le mie gambe sono belle io voglio quelle foto così le metto sul mio myspace e lascio che ne goda anche il resto del mondo. Visto che sono di passaggio anche io, ha un senso eternarsi in qualche modo. Per questo che mi piacciono personaggi come Dita von Teese e Deva Matisa. Con il loro corpo creano un’arte che, benché passeggera, con l’ausilio delle tecniche moderne è possibile eternare.

Durante la mia permanenza a Parma ovviamente ho conosciuto un po’ di gente di varie nazionalità, perfino un belga che crea artigianalmente i coltelli di selce oltre alle pietre di accensione per le armi ad avancarica. Ho aiutato non solo lui a fare affari tramite il mio cervello-PC-multitraduttore, ma anche gli altri standisti della manifestazione.
Devo dire che a livello di marketing il vestito sexy della premiazione funzionava alla grande. In pratica io lavoravo dalle 8.00 alle 16 circa. Poi ci si andava a cambiare per la premiazione, anticipata dall’estrazione di una lotteria organizzata con l’aiuto dei vari sponsors tra i quali la Barilla che è di Parma. Insomma non c’è stata una serata in cui siano rimasti dei biglietti. Le ragazze –io, Amanda la brasiliana e la Jessica (queste ultime minorenni n.d.S.)- erano chiamate dappertutto per l’acquisto dei biglietti. Come direbbe qualcuno che conosco: “La f**a tira sempre.”.
In pratica si finiva di lavorare anche tardi, tipo sulle 22.00 e magari mi prelevavano per andare a bere e a mangiare mentre io già pensavo al letto dopo varie ore sui tacchi. In quei giorni ho avuto quindi un discreto successo, cosa che ha sicuramente aumentato la mia autostima, ma ha diminuito la mia voce.

Ora un episodio che solo dall’alto del palco delle premiazioni poteva essere notato. Era in atto la premiazione di una specialità a squadre con esito 1. Germania, 2. Rep. Ceca, 3. Austria. Una bambina tedesca era solita salire col padre sul podio solo che ovviamente non veniva presa in considerazione quando lei tendeva la sua manina di saluto agli atleti delle altre squadre mentre salivano sul podio. Ma la volta in cui gli atleti della Rep. Ceca fanno atto di volere dare la mano proprio a lei, lei che fa? Volta la schiena rifugiandosi dentro le gambe del babbo e ripete il gesto ben due volte anche con l’altro atleta della Rep. Ceca. Quando salgono gli Austriaci, che ci provano pure loro con la bambina, questa invece tranquillamente accetta di dargli la mano. Mah…Rep. Ceca no, Austria sì….mah…meditate gente, meditate…

Dopo la mia esperienza a Parma sono partita diretta verso la Germania e con Marco ho vissuto un tour di due settimane a tappe: Monaco, Norimberga, Dresda, Berlino, Potsdam, Erfurt, Bamberg, Norimberga, Innsbruck, casa.
Sì, una bella tirata, ma un tour che consiglio a tutti. Norimberga è sempre stupenda e stavolta la mattina alle 6.00 ho tentato il giro di corsa della città attorno alle mura – 6 km circa- mentre si svegliavano tutti i barboni, persone peraltro gradevoli. Una cosa che mi piace della Germania è che sono soliti salutare. Entri in un negozio e salutano, esci e salutano, incontri un perfetto sconosciuto per strada e ti saluta. Questa è una cosa che apprezzo, perché da noi sono parecchio musoni o ignorantoni e fanno fatica a salutare anche se ci si conosce.
A Norimberga ho visitato il Centro di Documentazione del Partito Nazionalsocialista che sarebbe il quartiere che Adolfo aveva intenzione di adibire a centro del Reich per il suo partito. Non riuscì terminare l’opera, ma l’imponente costruzione con sembianze da Colosseo che si erge fiera dalla foresta è stata adibita a museo della storia del partito e in parte ospita mostre temporanee correlate. Quando sono andata io ve ne era una riguardante la famiglia che produceva i forni crematori. Una ricerca certosina come solo i Tedeschi sanno fare, ma però ci vuole anche molto coraggio psichico immagino. Ho anche trovato il famoso Tribunale di Norimberga e se si può lo visiterò la prossima volta.
La tattica che usiamo io e Marco per visitare i posti non è quella da classico turista con la guida. Cercando i negozi di modellismo che interessano a Marco troviamo magari altre cose che ci interessano o passiamo comunque dai posti turistici ma senza averlo programmato in precedenza. Così salta fuori che quell’edificio sulla Further Strasse dall’altra parte della strada, che mi sa tanto da tribunale, è il famoso tribunale di cui sopra. Trovato senza averlo cercato, cioè cercando uno dei negozi della catena Conrad, mecca per gli appassionati di modellismo.
Dresda mi ha affascinato e consiglio davvero a tutti una capatina in questa grande città della ex-DDR. E’ famosa principalmente perché fu rasa al suolo completamente a Guerra quasi terminata. I Tedeschi si presero la briga di conservare i pezzi originali di quello che era rimasto di edifici storici come la Frauenkirche, segnandosi perfino la posizione originale di questo e quel mattone. Questa chiesa fu ricostruita dopo il crollo del muro perché prima mancavano i fondi e anche perché il partito non era tanto dell’idea. E’ commovente notare il contrasto dei mattoni originali scuri che si stagliano nel muro dell’edificio.

Il caso ha voluto che capitassimo a Dresda il giorno della Festa della città e il centro era invaso da bancarelle multicolore e di stile differente le une dalle altre.
Sulla riva del fiume vi era la festa dello sport con tutte le associazioni sportive della città, addirittura uno stand della Bundespolizei che mostrava una camionetta con telecamera collegata alla frontiera e faceva opera informativa su tutto ciò che riguarda il vivere in pubblica sicurezza.
Il museo della città ospita la famosa Madonna di Raffaello con i putti gemelli ai suoi piedi, quei due graziosi angioletti di cui uno con lo sguardo sognante, che si vedono stampati in tutte le cartoline a Firenze e si pensa che siano a Firenze, mentre invece sono a Dresda. Nello stesso edificio si può ammirare una vasta collezione di armi e armamenti prussiani dalla Preistoria alle Guerre. Mi hanno fatto parecchia impressione le armature corazzate dei cavalieri medievali. Che pesantezza! Ma come facevano a portarle? Era una bella palestra, ecco perché mangiavano come dei maiali.
A Dresda abbiamo pernottato a casa di una contadina non lontano dalla città, tale famiglia Fehrmann in località Altgoempitz. Il nome mi fa venire il singhiozzo, ma deve essere un luogo antico, visto che le mura originali del paese circondano la casa – dimora di questa famiglia. Una autentica “corte” la definirei, visto che mi ci sono volute almeno 10 foto per conservarmene un ritratto.
Berlino era il mio sogno alla partenza. Ahimè non avevo fatto i conti con la storia. Ancora avevo in testa il ricordo della città che vidi undici anni fa. Questa volta ho trovato una Berlino turistico commerciale come lo è Roma o Firenze. La cultura è diventata il doppio più costosa. Il Duomo che io visitai gratis ora ha un prezzo di ingresso di 10 euro. I rigattieri russi alla Porta di Brandeburgo non ci sono più. Al loro posto un Hotel di lusso col portiere in livrea e cappello a cilindro. Il quartiere governativo, davvero affascinante dal punto di vista architettonico, ha fatto salire il valore della zona in maniera esponenziale dove io invece ricordavo esserci cantieri ed edifici della DDR fatiscenti.
L’arte contemporanea è pure diventata fighetta, quando io me la ricordavo di libera e conveniente fruizione. Non ho visto artisti fricchettoni questa volta. Addirittura lì all’Unter den Linden hanno aperto una mini filiale del Guggenheim dove si possono vedere le estemporanee di artisti contemporanei, ma a caro prezzo. Così come è necessario pagare 10 euro per il Museo di Arte Contemporanea all’Hamburger Bahnhof, uno sfizio che mi sono concessa. In questa vecchia stazione ferroviaria – nulla a che vedere con la stazione d’Orsay di Parigi- davvero potete farvi una vasta idea dei fenomeni dell’arte d’oggi. Mi è rimasta impressa una tipa che crea sculture con giocattoli e materiale riciclato, in specie soldatini, Barbie, bicchieri e bottiglie. Ogni opera costa una vagonata di euro e l’effetto è assicurato quindi sia all’occhio che al portafogli.
Una cosa buona a Berlino l’ho trovata: i dischi a ottimi prezzi. Ho comprato varia musica tra cui Gilbert Becaud, Jesus Christ Superstar OST, Mc Vicar OST, Le Orme, The Pipettes, etc… Poi ovviamente ho trovato un bel negozio di accessori per la mia mailart-scrapart nella Schlosstrasse.
A Potsdam siamo passati di strada verso Erfurt. Giusto il tempo per visitare l’Alter Palais, uno dei Palazzi dell’Imperatore. Ovviamente solo una piccola parte è accessibile ai visitatori. Il salone da pranzo sarà grande quanto due condomini e tra una stanza e l’altra l’imperatrice fece installare i primi WC, nascosti da porticine nascoste nel muro. Direi che Potsdam mi è piaciuta parecchio, è ancora “decadente” e immersa nella natura, quasi una città selvaggia e merita diversi giorni per godersela appieno. Erfurt si trova nella regione chiamata Turingia, tutta collinosa dominata da foreste oscure sempre facente parte della ex-DDR. Questa città ha il fascino gotico, in Inglese sarebbe “gloomy”. Il centro conserva tutte le case e gli edifici originali di epoca medievale e le cattedrali gotiche che purtoppo arrivando verso sera non siamo riusciti a visitare. Verso le 18 cominciano ad uscire per strada i primi “vampiri”, i ragazzi e le ragazze che si vestono in stile gotico. Quindi è normale potersi spaventare nel vederli se non si è abituati a vivere là.
Il negozio più spettacolare per l’abbigliamento gotico e fetish l’ho visto a Bamberg, dove ci siamo fermati di passaggio verso Norimberga. Altra città stupenda, definita “la Venezia della Germania” per via dei fiumi e dei canali che l’attraversano (ma a me non parevano così tanti n.d.S.).
Alla frontiera con l’Austria sostiamo a Bad Toelz, tipico paesino dove si è trasferito il mio amico ciclista di mtb Michael (della Turingia!) e ci siamo incontrati presso una diga là in alto dove si fermano tutti i bikers. Devo dire che non so se pesasse di meno
lui o la sua bici in carbonio: sono entrambi così leggeri!
In Austria ci siamo fermati a Schwaz, una città a metà strada fra Worgl e Innsbruck. Mentre Marco guardava la partita di baseball io mi sono deliziata a visitare il mega impianto sportivo dotato inoltre di Tiro a Segno –sotto il campo da baseball- , pista di atletica con pertinenze varie, tre campi da calcio, palestra per basket, pallavolo e ginnastica, due campi da beach volley o racchettoni. E si poteva entrare tranquillamente a fare dei giri, a correre o passeggiare con la famiglia. Chiaramente il tutto era in ordine e pulito. Da noi sarebbe impensabile.

Settembre è stato il mese del Grillo per via delle manifestazioni dell’ otto settembre che si sono svolte in varie piazze d’Italia animate dai sostenitori dell’ex-comico ora opinionista.
Quello che dice in parte lo condivido e sono contenta che qualcuno urli e possa sfogarsi denunciando il marciume italiano senza al momento correre pericoli per la propria persona. Io mi sento un po’ come il Grillo quando scrivo le mie critiche in questa sede. Ma non sono mai stata una persona mediatica quindi non credo che sarò mai altrettanto oggetto di attenzione. Peccato, perché io sono attratta dal successo. Mi chiedo solo una cosa. Perché tanta folla smania per le cose che strilla Grillo e nessuno invece muove un dito per formulare una proposta di riforma dello Statuto dei lavoratori ormai vetusto come la Costituzione? In pratica, c’è ancora bisogno nel 2007 di lavorare per forza otto ore al giorno ( e poi perché nel pubblico impiego solo sei??? Otto o sei per tutti n.d S.) quando abbiamo fior fiore di PC e tecnologie come supporto alle nostre fatiche? Perché devono esistere stipendi da 5 euro all’ora che mi sembra una presa per il sedere? Allora evviva i barboni e gli artisti di strada, evviva i lavavetri. A fine giornata portano a casa di più. Lasciamo scegliere ai liberi professionisti quante ore lavorare e a tutti quanti come utilizzare i contributi. Per il Welfare e le pensioni dovrebbero bastare le tasse normali. Nonostante io non sia una esperta di economia non mi pare di sragionare.

Anche le terapie dallo Psicologo dovrebbe passarle la mutua o per lo meno dare delle detrazioni. In fondo se la mente non funziona a dovere, anche il fisico ne risente e la figura dello psicologo non è più da considerarsi rappresentante di una terapia di sfizio o capriccio e detentore di una scienza occulta, che non ha risvolto pratico né dimostrabile. Lo psicologo della mutua spesso non è in grado di risolvere certe disfunzioni mentali umane.

“La prova del cuoco” è una trasmissione che su di me ha un effetto rilassante. Nella mia mente mi piace vedere che qualcuno cucina per qualcun altro. Il mio sogno? Uno chef personale ovviamente. Ultimamente mi sono messa ai fornelli, meglio dire al forno: ho cotto il pane! E mi è venuto anche bene, tipo un toscano bello tamugno. Ora mi voglio specializzare impratichendomi con varie farine e sperimentazioni.


Ho visto pochi films. Ma recentemente mi è rimasta impressa la serie di SAW l’enigmista. Non tanto per i macabri rituali perpetrati dal protagonista malato di tumore al cervello, quanto per la sottile morale che racchiudono: ama la vita con suo bene e il suo male.
Mi è piaciuto molto Pathfinder, storia di un ragazzo di origini vichinghe che nel Canada di secoli orsono decide di ergersi a paladino del suo popolo adottivo, gli Indiani, difendendolo dalle prepotenze vichinghe.


Mi piacciono gli Holy Modal Rounders perché sono un inno alla folk-stupidità. Sofia

Ascoltare Brahms è sempre una garanzia di successo se non si sceglie un tono minore. Sofia

Sulla salute non si bada ai soldi. Sì, ma se non li hai? un barbone

In Via Zamboni il freak si rivolge ad un passante con tono tossico:
- Scusa, hai una cartina?-
- Di Bologna?-
- Adesso vengo e ti spacco il culooooo!-
Ovviamente intendeva una cartina per il rollo.



Partorita il 16/10/2007 da Sofia Vicchi.

Wednesday, August 01, 2007

I LIBRI NON MI ATTIRANO PIU’

Sì, lo so, potrei avere scritto una fesseria, ma vi assicuro che non è così.
In genere, quando entro in una libreria o in una biblioteca, mi sento pervasa da un senso di appartenenza. La sensazione è quella di sprofondare in un barattolo di miele con sentore di mirra; quasi mi sento inebriata, drogata. Amo i posti che sanno di cultura. Non è che sono una “fighetta girotondina”, è che davvero mi piace l’idea che lì, in quel posto, è permesso approfondire il proprio sapere come si vuole e senza essere giudicati per questo. Ultimamente però ho un problema, o meglio, è nato dentro di me un disturbo. Quando ero all’università non me ne accorgevo perché ero sommersa dai libri (più che altro giuridici) sempre e ovunque, quindi non ci facevo caso. Entrare nella Libreria Irnerio in Via Irnerio e trascorrerci dentro un’ora era un piacevole passatempo di vita quotidiana studentesca. Era l’epoca dei libri “mille lire”, ce n’erano mucchi e mucchi e occupavano pavimenti interi. Diciamo che tra i manuali pocket –non a mille lire - quello più venduto era “Lo zen e l’arte di scopare” di Jacopo Fo. Mi chiedo se i consigli scritti dentro fossero validi ( non l’ho mai letto n.d.S.). Io mi perdevo nella lettura di Personology e dei libri fotografici di genere architettonico e artistico, cosa che faccio tuttora. Se mi volete trovare in una libreria basta che cerchiate il settore delle edizioni Taschen (un Nobel al signor Taschen, un Nobel!); ecco io sono lì. E sapete perché sono lì? Non solo perché mi interessano tali libri, ma anche per sfuggire a questo nervosismo che da qualche tempo mi prende quando entro in libreria. Non è tanto “il sentirsi ignorante”, del tipo –Mannaggia, quanti libri dovrei leggere, quanto sono ignorante.- ma è il fatto che mi sono resa conto che mi pigliano per il c**o. Sì, una parte dell’editoria mi piglia per il sedere e non sono l’unica vittima. Certo è l’uovo di Colombo. Ma io dico, è possibile che vengano pubblicate certe porcherie? Sì, perché non si possono definire in altra maniera. Non mi riferisco solo al tizio che scrive di un teorema sul parcheggio perfetto. Insomma basta avere un minimo pensiero critico che si viene pubblicati. Possibile che sia così facile? Non esistono logge massoniche anche nell’editoria? Io vorrei puntare il dito invece su tutti quei romanzi indirizzati al pubblico femminile del tipo “ Fare shopping con mia sorella” o “Bebè in arrivo per giornalista in carriera” o “ Hai sentito quel tipo lì?” o “ Come sfruttare i maschietti” (titoli vicini agli originali n.d.S.). Ma che cavolo, non bastavano i romanzi Harmony a mandare in pappa il cervello delle donne? Ma pensano che siamo tutte cerebrolese ovvero rampanti manager in cerca dell’ometto da spolpare alle prese con vacanze esotiche, gallerie d’arte, pappine e compagni di letto col bel conto in banca? Scusate, ma io non mi ci ritrovo proprio. Questo è un vero e proprio complotto politico mondiale contro le donne. Ora io capisco che i libri come i film debbano anche farci sognare e costituire una piacevole evasione, ma essere un mezzo per plasmare il cervello delle donne per schiavizzarle nuovamente come impongono alte potenze sociali poi no. Da notare che il 99 percento di questi libri sono scritti da donne Americane e rappresentano ben poco della vita delle donne Italiane. Lo stesso ho notato accade nei libri rivolti alle giovanissime. Sì, io mi studio anche il settore giovanile, un po’ per vedere le illustrazioni e un po’ per capire cosa si vuole comunicare ai giovani e come lo si vuole comunicare. No, non mi pagano per fare ciò, solo che io preferisco la non ignoranza e soffrire un pochino a causa di questo. Mia madre diceva : “E’ meglio avere a che fare con un cattivo che con un ignorante.”. Aveva ragione.

Diceva anche “I dutùr i fa murì la zenta”, “i dottori fanno morire la gente”. Quando le chiedevano: “Lei signora, quando è felice?”, rispondeva: “Quando muore un dottore”. Non aveva tutti i torti. Certamente alcuni medici se la tirano un sacco per la divisa che indossano e farebbero meglio a stare un po’ “cacati” (scusate l’espressione n.d.S.). Ultimamente ho avuto una incomprensione con i vertici di un’asl locale. Il bello è che nessuno mi ha riferito niente, indi per cui ho dedotto che tutto fosse filato liscio. Col cavolo, un tal primario tramava dietro di me nell’ombra, per ingraziarsi dei capò di partito e mentre lui conosceva il mio nome e cognome, non si è neanche degnato di presentare le sue lamentele a me di persona, ma di “silurarmi” per interposta persona come farebbe forse un bambinetto. Io considero tale primario – uomo o donna che sia - una nullità, una cacca per come si è comportato. E’ questione di etica, di correttezza. Proprio i medici che dovrebbero esserne tra i portabandiera. A me non interessa se ha una Laurea in Medicina. Anche io ho una laurea. Ok, è in Giurisprudenza, ma non l’ho comprata su ebay. Ho trovato proprio dei siti dove vendono titoli di studio di ogni genere simili agli originali. Basta pagare e la laurea è servita. Io darei un premio a quei professionisti che operano con titoli fasulli. Fanno ben bene. Noi Italiani siamo i soliti creduloni e raramente ci accertiamo della veridicità e dell’affidabilità dei lavoratori che sventolano titoli a destra e a manca. Per fortuna che ogni tanto qualcuno riesce a fare qualcosa di buono spacciandosi per altri. Mi viene in mente un certo Giorgio Perlasca… http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Perlasca

Ho terminato di leggere “Stella Meravigliosa” di Yukio Mishima, quel famoso scrittore giapponese che si uccise facendo seppuku (suicidio tradizionale giapponese n.d.S.) in una caserma occupata simbolicamente. Una gran palla di libro, ci ho messo un’eternità a finirlo. Tutto un racconto melenso per dire cosa poi? Che sì, gli alieni sono tra noi e ci osservano nascosti in sembianze umane. Vorrebbero salvarci ma non ce lo meritiamo. E vi sono due fazioni di alieni: gli estremisti che vogliono sterminare l’umanità senza pietà e quelli che invece concedono agli umani una seconda possibilità. Io non saprei da che parte stare. Ma in base alle mie ultime esperienze di vita opterei per non concedere una seconda possibilità. Non la concedono a me quindi significa che deve essere così (Naike, ora ti comprendo! n.d.S.). Altre cose su cui riflettere sono il contesto della Guerra Fredda, i rapporti umani e sociali, i conflitti familiari, le convenzioni e i pregiudizi. Vi sono anche frasi talmente profonde che qualche volta ho dovuto leggerle tre volte per potere coglierne il significato. Mi domando come a Mishima, nato lo stesso anno di mio padre, il 1925, avendo scritto parecchi libri altamente legati alle tradizioni del Giappone, sia venuto in mente di scrivere una storia di tale stampo. Un tipo davvero particolare, non c’è che dire.
http://it.wikipedia.org/wiki/Yukio_Mishima
Vi sono alcune cose che nello scrivere tralascio, un po’ perché mi dimentico e un po’ perché io desidero scriverle al momento opportuno. Quindi non mi bacchettate se non le scrivo, un motivo logico esiste. Non ho ancora parlato del Tiro a Segno. Tutto è cominciato un pomeriggio qualche mese dopo la morte di mia madre. Ero di ritorno da Forlì e mi venne in mente che mia madre mi diceva che le sarebbe piaciuto andare al poligono a imparare a sparare insieme a me (ho realizzato da poco perché). Quelli erano tempi in cui io ero divorata da una rabbia indefinibile che ancora non ho del tutto esaurito benché sia abbastanza sopita. Come potete immaginare non avevo niente di importante da fare e mi sono detta: - Perché no?-. E così ho iniziato questo percorso interiore. Per me non è uno sport, ma un percorso interiore. Lo reputo alla stregua di una lezione di yoga. Gli elementi sono quelli: concentrazione, respiro, resistenza e fiducia in se stessi. Io nella mia testa con il termine “sport” definisco quelle attività dove il fisico si muove notevolmente e dove si suda un bel po’. Non includo la pratica sessuale, non rientra in alcuna federazione sportiva: che poi faccia bene è un altro discorso. Questa mia opinione non vuole minimamente sminuire l’attività agonistica del Tiro a Segno, ci mancherebbe. Io la vivo così e forse potrebbe essere lo spirito giusto per ottenere anche buoni risultati in ambito sportivo. Chiaramente il condimento comune a tutte le attività sportive è sacrificio e costanza. Sparo con la mia pistola Beretta cal. 22 e aria compressa ai 10 metri. Poi ogni tanto mi fanno provare qualcos’altro tra cui fucili vari. Devo dire che il fucile mi piace di più un vallo, dà più gusto, è violento, Sì, questo non lo dovrei dire, ma lo penso, quindi lo scrivo. Ora posso applicarmi più di prima in questa attività dal momento che mi hanno integrato nell’organigramma come segretaria. Per ogni info, anfo e attentati vari riguardanti il TSN di Faenza vi prego di guardare qui: http://tsnfaenza.altervista.org/
Vi sono anche avvisi sulle gare nel caso a qualcuno interessasse.
Se leggete bene le cronache di vita sociale del TSN leggerete che il TSN di Faenza è gemellato con il TSN di Rijeka. Funziona che loro vengono da noi un anno e si fa la gara e l’anno dopo si va noi da loro. Bene, all’inizio del mese scorso sono saltata su e non avevo idea che avrei sparato anche io. Ero salita su per fare numero e perché mi pareva una buona occasione per vedere posti nuovi che non avevo mai visto. All’andata passammo da Trento per rilevare un tiratore di quelli buoni e girammo per la città. TN è sempre gradevole all’occhio con quei vecchi palazzi dipinti e gradevole allo stomaco se ci si ferma in una birreria di quelle caratteristiche. Noi scegliemmo la Forst e lì fuori un uccellino ci fece compagnia mangiando tutti i rimasugli. Lo chiamavano Del Piero… ma và ;))) !
Il viaggio non durò poi tanto considerando la sosta a TN di un paio d’ore. Arrivo sull’una di mattina e si viaggiava dal pomeriggio. Ostacoli solo alla frontiera croata per via delle armi, ma senza motivo logico. Si sa che la Croazia non è ancora in Europa e alla frontiera fanno un po’ come in altre frontiere dell’est. Si patteggia e si fa come vogliono loro. In pratica è il trionfo della burocrazia: timbri e “cartaza”. L’hotel dove alloggiavamo si trovava a Lovran, un paesino a qualche chilometro da Rjieka. Putroppo non avremmo avuto il tempo di visitare questi posti con tranquillità, ma io – come solito – mi ritagliai un paio d’ora per far di corsa quasi tutto il lungomare Franz Joseph, una caratteristica passerella a strapiombo sul mare che, passando in mezzo a porticcioli, banchine, hotel e vecchie caserme collega per chilometri tutti i paesini della costa fino a Rijeka. Un gran spettacolo! Mangiare bene si è mangiato bene. Al ristorante sul mare pesce fresco appena pescato. Ho provato i calamari e gli scampi alla griglia: una delizia! E al poligono ci offrivano sempre da mangiare iniziando di prima mattina col caffè turco (caffè lungo con i fondi depositati nella tazza) e la loro grappa aromatica, la bisca. La carne ai ferri era ottima.
Ho trovato persone cordiali, semplici e pulite come piace a me. Consiglio un giro in Croazia a tutti quanti. Alla fine poi mi ritrovai con la pistola in mano cal. 9 a provare la mia prima competizione. Devo dire che, a parte l’emozione, mi è piaciuto un sacco.


Anche ieri pensavo che il mio corso di specializzazione in marketing sia stata una di quelle cose inutili non tanto perché io non abbia trovato lavoro in quel campo ma per il motivo che della parola “marketing” al nostro piccolo e medio imprenditore romagnolo non importa un Kaiserslautern (per non scrivere “un ca…”). Neanche sa cosa significa “marketing”. Devo dire che basterebbe davvero poco per dare un input pubblicitario alle proprie attività imprenditoriali. E non si tratta solo della solita sponsorizzazione sportiva. Io se fossi in politica promuoverei una legge per i cessi obbligatori in ogni città medio-grande con il sistema tedesco che ho visto negli autogrill in Germania lo scorso marzo durante il viaggio a Stoccarda per la Fiera Europea delle armi. In pratica paghi 50 cent per entrare in bagno, un bagno pulitissimo e perfetto. Al momento dell’inserimento della moneta nell’apposita macchinetta ti viene rilasciato un buono di 50 cent che puoi usare come sconto sulla consumazione al bar. Mi pare di avere letto che si hanno 6 mesi di tempo per consumarli e sono cumulabili. Io aggiungerei la possibilità di inserire all’interno delle porte dei bagni una pubblicità, delle sponsorizzazioni. Tempo fa in Austria notai una pubblicità della scuola di judo di Innsbruck posta dentro il cesso sulla porta. Geniale! Mentre defecavo me la sono letta tutta, compreso la piantina del dove si trovava. Nella vita non si sa mai. Il problema è che da noi ci sarebbe sempre qualcuno che vuole guadagnarci, caste di cooperative e mafiose pronte ad ammazzarsi per l’appalto e comunque l’atteggiamento italiano generale del distruggere ciò che di nuovo viene costruito (immagino abbiate tutti una idea generale dei nostri cessi pubblici).
Noto che l’ultima trovata di marketing è la creazione della propria pagina su Myspace.com. E’ uno di quei “siti cassetta” dei quali ho parlato in passato, dove puoi aggiungere gli “amici” che io chiamo “figurine”. Secondo me quelli che hanno cinquemila amici li “vedono” tipo “ ce l’ho, ce l’ho, mi manca”. Insomma un buon strumento di marketing se lo sai usare. Io sto imparando poco a poco a personalizzare la mia pagina, un po’ per mancanza di tempo e un po’ perché col PC sono negata e vado molto a tentativi. Devo dire che selezionando le persone e gli “amici degli amici”, che io chiamerei più correttamente “contatti”, ho conosciuto un paio di persone interessanti del tipo una skater della Florida aspirante infermiera E.R., un giocatore di Poker di San Francisco, un chitarrista blues tedesco e un paio di artisti di design davvero dotati. Chiaramente ci sono anche alcune delle mie corrispondenti tra cui mailartartisti.
Una di quelle cose che mi irrita nelle operazioni online è quando ti chiedono di scrivere delle sequenze di lettere date a caso. Lo definiscono “controllo di sicurezza”, ma è una cavolata, lo può fare anche un bambino. Addirittura su myspace dicono che ti chiedono di fare ciò per verificare se “SEI UN UMANO O UN COMPUTER”. Per me donna della strada, questa è una frase assurda! Dovrei quindi dedurne che esistono computer in grado di sedersi dove sono io e di scrivere davanti al pc anche loro pensieri critici? Sìììì??? Allora i servizi segreti davvero ci nascondono qualcosa…. Non pensavo di vivere dentro Full Metal Alchemist (animazione giapponese n.d.S.).

Tornando alla Fiera delle armi –Waffenboerse – a Stuttgart che ebbi occasione di visitare lo scorso Marzo, devo consigliare a che è interessato al genere di farci una capatina, perché ne vale la pena. Io non sono una esperta del settore, ma posso garantirvi che è vasta e c’è un po’ di tutto, dall’antico al moderno, anche se devo dire che quello che riguarda l’ultima guerra la fa da padrone. C’è anche un settore dedicato al selvaggio West con i tipi vestiti a tema. Oltre a questa fiera, in contemporanea nello stesso week-end vi sono le fiere dell’antiquariato, pietre e minerali e monete e francobolli. Una cosa immensa, da perdersi e da perdere il conto di quel che si spende se non si sta attenti. Questa ultima cosa mi succede spesso alle fiere. Essendo io andata di venerdì – viaggiando la notte precedente– ho visto solo un po’ della fiera dei minerali dove ho comprato un pezzo di bismuto, minerale che forma delle piramidi a spirale e presenta un colore metallico che fa sembrare il tutto una base di extraterrestri. Era il 22 marzo, quindi l’inizio della Primavera, ma si mise a nevicare. Questo evento fu per me uno spettacolo, stanca dopo avere vissuto il nostro “arido” inverno! Il pomeriggio eravamo a Munchen. Giro serale per il centro con cena alla birreria Hofbrauhaus e rito all’Hard rock Café. Prima di coricarmi mi concessi un bel bagno tonificante, cosa che a casa non posso fare, visto che ho solo la doccia. Il giorno dopo, un breve raid a comprare birra e gnam gnam caratteristico e tour personale da CeA, catena tedesca tipo Oviesse, dove in genere trovo ottimi capi di abbigliamento a prezzo decente. Infatti trovai tre paia di pantaloni per Marco a 9 euro l’uno. Che peccato non avere potuto usufruire della mattinata intera! Ma almeno le mie finanze non hanno troppo sofferto.




Vi consiglio di vedere le puntate di “Romeo X Juliet”, scaricabili dal sito www.mangadreamworld.it dove potete trovare altre animazioni nipponiche ancora non comprate da mtv. I disegni non sono assolutamente niente di speciale, ma la storia riedita in questa futuristica Neoverona mixa la vecchia “Stella della Senna” con la saga di Shakespeare e le musiche sono molto accattivanti.

L’ultima puntata del maghetto Potter mi è piaciuta come sempre, a discapito di chi la critica per via della lentezza della prima parte. Io ancora non ho terminato di leggere il rispettivo volume, ma la lentezza è normale che ci sia, visto che anche la prima parte nel libro è lenta. Chiaramente molto è stato tagliato, ma per i fan cinematografici che seguono la saga da anni tutto quadra. In particolare ho amato il personaggio di Luna Lovegood o Looney Luna, nel cui carattere mi rispecchio parecchio. Soprattutto quando è un po’ stralunata e vede cose dove non ci sono.


Terminato 01/08/07 Sofia M.C.




La pellaccia viene prima delle opinioni. By me

Il fiore per eccellenza è il ciliegio, l'uomo per eccellenza è il guerriero.
Y. Mishima

Non c’è differenza tra chi fonda una banca e chi la svaligia. B.Brecht

“Dimmi Yassir… Quando ero piccolo i soldati francesi uccisero tutta la nostra famiglia. Li massacrarono, no?”
-segno di assenso-
“Come lo chiamarono?”
-Lo chiamarono PACIFICAZIONE-
“Pacificazione?”
-segno di assenso-
Tratto dal film INDIGENES che racconta il contributo di sangue versato dai marocchini per liberare la Francia durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. Tra gli attori Jamel Debbouze, il “verduraio sensibile di Amèlie” per intenderci.

Thursday, May 10, 2007

La mia vita da falsa casalinga è scandita da ritmi ben precisi come definizione, ma sghembi come consumazione della definizione. Mi definisco “falsa” casalinga semplicemente perché non pago la relativa assicurazione annuale aggrappandomi al fatto del “ma tanto ho lavorato…un po’”. Effettivamente io non ho ancora capito da cosa si deduce che una persona, uomo o donna, possa essere definita “casalinga”. Già la parola mi sta sulle palle di principio. C A S A L I N G A… io odio questa connessione letteraria; è una assonanza, non concordate? HOUSEWIFE (letto A U S U A I F), il corrispettivo inglese, suona decisamente meglio. Solo che è applicabile solo alle donne, contenendo “housewife” la parola “wife”, moglie. Non credo esista “househusband” per l’uomo (husband=marito). Da qui si deduce ancora una volta la pragmaticità anglosassone del genere: la donna è donna e sta a casa a tirare su la famiglia, come è stato dall’epoca dei nostri antenati al di là e al di qua del Vallum Adrianii. Certo, ho letto che la donna presso i barbari aveva qualche prerogativa in più rispetto alla donna nella società romana, dove veniva considerata l’oggetto del marito e amen. I guerrieri antichi abitanti d’Irlanda, i Celti, erano dediti alle pratiche omosessuali. Per loro era normale e anzi, se un uomo faceva una avance ad un altro maschietto e questo non ci stava, il primo poteva ritenersi offeso nel proprio onore… brutta faccenda, visto che era facilissimo afferrare un ferro tagliente e utilizzarlo come peggio si può pensare. Insomma, la donna che scopriva che il proprio uomo andava a uomini, aveva tutto il diritto di “divorziare” e cambiare uomo.
Questo è quello che ho letto su un fantastico sito curato da un Francese -sembra- che ha svolto indagini accurate su argomenti di varia natura fra cui le “sweathouses”, le camere del sudore. In pratica sono le antenate delle saune. Piccole grotte scavate in campagna, in luoghi isolati, spesso vicino ad un fiume, dove le persone fino a non molto tempo fa andavano a purificarsi. Un misto tra una capanna e una grotta a misura d’uomo. Si attizza il fuoco, si entra nudi, ci si sta finchè si può, si esce scappando nel fiume e il gioco è fatto. Un po’ sadomaso ma di sicuro effetto.
Ecco il link dove potete ammirare stupende immagini dell’Irlanda con mappe accurate dei luoghi dove si trovano le sweathouses e pietre simboliche di vario genere davvero affascinanti: http://www.irishmegaliths.org.uk/sweathouses.htm

Tornando al discorso delle casalinghe…dove ero rimasta??? Ah, ma chi è casalinga? Chi può essere definito/a tale? COSA è una casalinga? Tutti siamo un po’ casalinghe e qui non ci piove. Se non desideriamo che le nostre case si trasformino in stalle ci tocca il lavoro di pulizia e riorganizzazione secondo ritmi personali e consoni al nostro modo di campare. Ci tocca cucinare se vogliamo mangiare, ci tocca fare la spesa, eccetera, eccetera. Una volta la donna era destinata a fare la casalinga, poche lavoravano (in specie in campagna). Io non sono una sociologa quindi prendete sempre tutto con beneficio di inventario…mi baso sulle pitture dei macchiaioli (a proposito, la mostra di Silvestro Lega a Forlì merita veramente, anche se il biglietto è un salasso)e sui racconti di mio padre per dire quello che scrivo. Insomma il lavoro della donna era quello della casalinga che, vi assicuro, anche oggi non è un lavoro semplice e come allora bisogna far quadrare tempo, necessità e bilanci . Ma all’epoca la donna accettava il suo ruolo di casalinga e madre. Tutti sapevano quale era il proprio ruolo fin dalla nascita, non c’erano BISOGNI. Se ce n’erano, ci si rassegnava facilmente all’idea di non riuscire a soddisfarli. Il ricco era ricco e viveva da ricco- non aggiungo altro-, il povero era povero sia che fosse contadino o che fosse artigiano… avrebbe fatto il contadino e l’artigiano a vita e così i suoi figli… nessuno si chiedeva il perché, non c’era bisogno di fare altro. Nessuno pensava a non continuare l’opera paterna o ad andarsene di casa, eccezion fatta per i maschi inviati in guerra. Il fine principale era tirare a campare. Certo, le eccezioni ci sono state, ma si chiamano eccezioni, no? Mio padre per buona parte della sua vita ha vissuto nella stessa maniera di suo padre che aveva vissuto come suo padre. E’ dall’ultimo dopoguerra che è iniziato il “voltone” come lo chiamo io, in specie dall’avvento della televisione. I derivati ( Pc, cellulari, ecc…) poi hanno fatto il resto e gli effetti collaterali sulla nostra società sono a noi noti. Quindi oggi la donna per campare non può fare come mezzo secolo fa. Deve lavorare. A meno che “non si faccia mantenere”, espressione questa oggi considerata una infamia. Si pensa subito a che cosa “potrà mai fare quella donna a quell’uomo a letto” per farsi mantenere. Nessuno lo dice ma è così che pensano in tantissimi. Beh, io credo che non sia una infamia farsi mantenere da un uomo. Non è vergognoso. Purtroppo oggi le circostanze dovute alla disoccupazione, al precariato portano anche molti uomini a farsi mantenere dalle donne o dai genitori. Quindi deve essere accettato. La cosa brutta è che chiaramente ognuno di noi ha bisogno di un proprio gruzzoletto di soldi da spendere in caso di necessità. Io sono stata educata con una cultura femminista del tipo “studia che poi trovi un buon lavoro, sei libera e non ti fai mettere i piedi sul collo”. Il concetto di fondo è valido, ma non è più dimostrabile visto che mia madre ragionava con la testa dei suoi tempi. Ora potete capire la mia grande delusione quando mi sono sbattuta con il mondo odierno e in particolare col mercato del lavoro. Ho constatato che per la donna non è cambiato molto e che lo sbattimento è il doppio. In poche parole essere donne è in partenza una gran fregatura che bisogna accettare e amen. C’è chi non pensa a queste cose e lo accetta meglio di altre che invece condividono il mio pensiero.
Ma allora sono io una casalinga? Cosa è una casalinga? Chi è casalinga? Lo è una persona che come me vive da casalinga al 90 percento dell’anno e che per il restante 20percento “lavoricchia”? O lo è una che neanche “lavoricchia”? Probabilmente vi è una definizione legislativa in merito e io ancora non mi sono presa la briga di leggerla. Una delle conseguenze aberranti dei miei studi giuridici è stata quella di farmi allontanare dalle normative. Sono arrivata alla conclusione che il nostro sistema attuale di Laurea in Giurisprudenza non serva. Sì, è totalmente inutile visto la mole di leggi, decreti, statuti, disegni, quadri, progetti esistenti in Italia. Cominciamo a TAGLIARE di brutto tutta questa pappardella come fanno in Germania periodicamente, poi riformiamo l’ordine degli studi, rendiamolo più pragmatico e ne riparliamo.
Capisco la frustrazione costruttiva di uno studioso di matematica. La Matematica è infinita, non arrivi mai in fondo, è ramificata, offre innumerevoli spunti e allora si può dire “che palle!”. Ma il Diritto… cribbio, sì, lo si dovrà plasmare alle esigenze della società nel tempo, ma alla fine gli argomenti di fondo, i settori dei rapporti interpersonali sono quelli incentrati sulla famiglia e sulla proprietà, quella “maledetta proprietà” dell’articolo 832 del Codice Civile, l’unico che mi ricordo ancora, “il diritto di GODERE e di DISPORRE della cosa in modo PIENO ed ESCLUSIVO”. A leggerlo così, magari ad alta voce, ci si sente padroni del mondo, imperatori. Ma è da questo diritto che partono tutti i casini (in fondo anche quelli familiari toccano questo argomento) ed è da questo che fior fiore di avvocati e notai traggono la loro pagnotta o pizza quotidiana.

Passiamo ai miei ritmi da casalinga, come anticipato nell’intro.
Parlo ovviamente di un giorno in cui non abbia impegni ben precisi, un giorno quasi qualunque.
La mattina cerco di svegliarmi presto e riesco a farlo se la sera prima vado a letto prima delle 22.30, ora in cui le mie palpebre iniziano a chiudersi. Per presto intendo prima delle 8.00. Dopo tale orario mi considero una pelandrona, una che si sveglia tardi e nella mia testa la giornata è già passata per non dire sprecata. Non è che ne faccio una tragedia se mi sveglio tardi, però mi scoccia fortemente.
Voi direte: -Ma Sofia, le 8.00 non è tardi, tu hai la fortuna che non devi andare a lavorare e potresti dormire di più accidenti… - . E’ che io vivo col famoso detto delle ore del mattino e vi posso assicurare che è veritiero. Le volte che ho fatto il contrario, ho ottenuto solo delle batoste. Le notti le facevo sui libri all’epoca di Diritto delle Comunità Europee. Già il nome dell’esame palesa una disciplina ormai ancestrale, ma il titolo lungo corrispondeva alla pesantezza dell’esame che comunque era per me parecchio interessante. All’epoca credevo nelle mie capacità e nella possibilità di creare una società nazionale in armonia con se stessa e con le altre Nazioni. Vi erano parecchie sentenze da ricordare tra le quali il famoso “caso Simmenthal”, sì della carne in scatola, avete letto bene. Cavolo che notti! Studio e studio fino all’alba. Poi dormitone e di nuovo sotto. Ma chi me lo paga quello sforzo??? Io non me lo ripago di certo, visto la mia situazione di vita attuale. Anzi, il dramma è che pagavo come tutti le tasse per farlo. Arrivavo alla mattina dell’esame che dormivo in piedi e mancavano le sedie negli androni di palazzo Malvezzi, sede della mia facoltà. Poi magari spostavano la mia prova al pomeriggio: felicità !!! AAARGH!!! L’edifico della nostra facoltà era uno scandalo per quanto riguarda l’accoglienza degli aspiranti giuristi. In inverno aspettavi fuori all’addiaccio sotto il portico del cortile interno che ti chiamassero dentro dove finalmente iniziavi a sudare e non solo per l’improvviso caldo delle aule. In estate ci si salvava, ma, come anticipato, non vi erano abbastanza posti per sedersi. Non è che si potevano occupare tutte le scale anche perché così non si sentiva se si veniva chiamati dentro. L’Alma Mater ha più di nove secoli di vita e li dimostra tutti non c’è che dire.

Allora mi sveglio, faccio colazione più o meno abbondante (dipende dal ciclo) mentre guardo raitre. E non perché io sia di una certa parte politica. Con gli anni il tg5 e co. mi hanno disgustato. Sono chiassosi e contengono troppa pubblicità. Raitre fino alle 9.00, ora in cui cominciano i documentari storici, è davvero rilassante. Cercano di copiare la CNN, ma non ci riescono e per fortuna. In genere dibattono le situazioni di Paesi come la Cina, il Medio Oriente e altri Stati di cui non si parla sovente chiamando ospiti e acculturati di vario genere in studio. L’altro giorno c’era perfino la Mussolini e devo dire che ha parlato davvero bene e mi ha fatto una discreta impressione. In genere quando vedo uno qualunque dei nostri politici cambio canale. Sapete, quando penso che con le nostre tasse paghiamo i loro mega stipendi mi viene voglia di fare un colpo di stato, ovvero di fondare un mio personalissimo partito, il “partito del rock” che sono sicura raccoglierebbe numerosi adepti. Quello del “buon senso” sarebbe certamente snobbato. Ormai il buon senso è RIP.
Dopo la pornostar, il trans,i mafiosi, i vari pusher e imputati di rapina credo che a Roma possa sedersi chiunque su una di quelle poltrone. Chi era quell’imperatore romano che aveva eletto a senatore il suo cavallo??? Scusate forse ho dei ricordi sbagliati, magari correggetemi.
Quando mi gira mi guardo il documentario storico alle 9.00. Magari nel frattempo faccio andare la lavatrice e pulisco un po’ casa. Se non guardo il documentario le cose di casa le faccio meglio ovviamente e mi concentro di più mentre riordino il letto. Magari trovo le mie pecore sparse qua e là. Sono di peluche e non ho solo quelle, un mini zoo che mi gratifica con viaggi mentali degni della fantasia di un bambino degli anni Settanta (oggi giocano con gli schermi,l no comment!).
Poi scelgo un disco da ascoltare per caricarmi un po’. Dipende dalla luna. Posso passare tranquillamente dalla Classica al Bluegrass e al Punk/Metal senza troppi problemi. Ho dei dischi che ho ascoltato poco e talvolta ritiro fuori delle vecchie cassette. Comunque da quando è morta mia madre è difficile che ascolti dei ritmi lenti o delle canzoni tristi. Per esempio, per me Vasco è triste. Non chiedetemi perché, a me fa molta tristezza, quindi non lo ascolto.
A metà giornata bisogna vedere cosa c’è da fare. Se devo uscire a fare la spesa, a pagare le bollette, pulire le scale del condominio, spedire le lettere e i pacchi ai miei corrispondenti o andare in altri posti. Il mercatino dell’usato è uno dei miei spot preferiti sia che io vada a portare che a vedere di trovare. Ultimamente molto tempo l’ho dedicato al ripulisti o, meglio, alla riorganizzazione della casa. Questo è un compito importante che spetta alla casalinga anche se l’uomo è chiamato a dare manforte. Purtroppo il più delle volte è sordo.
Io non so gli altri, ma ci metto così tanto tempo ed energia in questo lavoro che mi distruggo. Credo che ci siano persone che non si dedicano mai al ripulisti e vivono con una casa incasinata. Io ho tre stanze e il bagno. Se metto in casa una cosa devo ingegnarmi a buttarne via un’ altra. La soffitta che io uso come ripostiglio vi assicuro che non è une bella scusante da utilizzare. Se ammucchio tutto su durante l’inverno, vedi poi quanta roba avrò da riorganizzare di sopra in Primavera, unico momento in cui si può stare in soffitta senza crepare dal freddo o dal caldo. Eh, eh, anche io ho una mia sweathouse personale; che fica, eh?
Se non sono a Forlì a fare visita a mio padre pranzo a casa. Chi mi conosce sa che a me non piace cucinare, altra qualità invece richiesta ad una casalinga. Non mi hanno mai avviato alla cultura dello chef e quindi non è colpa mia. Quando chiedevo a mia madre di aiutarla a cucinare lei diceva “studia che è meglio e per imparare a cucinare c’è sempre tempo”: mica vero!!! Non è che non ci abbia mai provato, ma davvero, dovrei sempre avere qualcuno che mi sostenga in questa attività per potermici cimentare. Infatti Marco cucina meglio di me. Lascio quindi fare a lui. In genere i miei piatti forti sono la frittata, la pasta asciutta senza e con i pomodorini, la carne alla piastra, il riso con le croste del parmigiano, le cose nei barattoli, la verdura surgelata, le patate lesse. Direi che per sopravvivere possa bastare. Un paio di volte ho fatto i biscotti, ma avevo il giusto stimolo. Mi sono saltati fuori brutti ma buoni e tutti a forma di pecorina. Quando non ho voglia di stegamare mangio in una di quelle baracchine attorno al parco vicino a casa. Molto comodo e ne approfitto per leggere ed eventualmente fregare qualche giornale Una mia specialità è portarmi a casa ogni tanto le riviste dai luoghi di pubblica sosta. Mi fa sentire anche molto bene, quasi fossi una cleptomane. Il dramma di queste riviste femminili-culturali o maschili oggi giorno è che non sono più riviste, ma enciclopedie e non mi riferisco solo al peso-mattone creato dalla pubblicità. All’interno si toccano così tanti argomenti che ogni tanto mi viene da pensare del perché continuino a stampare i libri. Tanto vale che stampino solo riviste con articoli degni –dalla sessualità alla storia- così chi non ama leggere, legge per forza vista la varietà degli argomenti. Per lo meno è più invogliato.Un po’ come fare la settimana enigmistica ma con meno attenzione. Ogni tanto mi piace completare qualche cruciverba, ma preferisco i rebus e il passatempo “riempi gli spazi coi puntini”. Altrimenti se compro una rivista o è pychologies o Astrella (contiene illustrazioni interessanti per fare mailart oltre ad articoli su usi e leggende).
Mio padre è ok come cuoco. Utilizza il metodo del “ quel che ci metti ci trovi”, ma è ok e devo dire che in certe cose surclassa anche Liviana, la sua donnetta. La sua specialità sono le creme. Cavolo, dei budini così con li fa nessuno: un pasticcere mancato.
Dopo pranzo in genere faccio la penichella –per me vitale!- poi caffè per digerire seguito dalla ripresa delle mie attività che comprendono lo scrivere e l’arte postale. Certo, magari a volte non faccio niente di tutto ciò ovvero lo faccio in momenti diversi. Magari mi metto a fare della ginnastica sessuale (sono esercizi specifici per donne, non pensate male, anche se poi così male non sarebbe) sempre ascoltando musica. A Forlì invece o mi incontro con la Silvana, la prima moglie di mio babbo o con qualcun altro a fare due chiacchere. Oppure faccio un giretto nei negozi o al Comitato Lotta alla fame nel mondo, la “Mecca dei cercalibri”. Ultimamente ci ho trovato un libro di astrologia fatto molto bene che anni fa costava 45mila lire. Un affarone dal momento che gli ho dato solo 5 euro. Qua a Faenza ancora non ho scovato tutti i posti dei trovarobe. Anche per queste attività occorre un tempo che io non sempre posseggo.
Amerei per esempio passare tanto tempo in biblioteca. Il problema è che mi ci perdo perché in biblico c’è troppa, troppa roba tra libri, pc, cd, dvd, ecc… Poi mi evoca i ricordi universitari. Un incubo dal quale voglio scappare.
Adesso, con le belle giornate cosa fa la casalinga Sofia, prima che si faccia notte? Chiaro, va in campagna a prendere il sole. O vado sulle colline locali di Castel Raniero oppure vado qui vicino al campo da baseball. Mi basta un oretta, giusto il necessario perché il mio fisico si riprenda dall’umido inverno. Ieri, 9 maggio 07 sono stata al mare a Cervia per qualche ora e ho fatto perfino il bagnetto:storico! Ho provato questa tavola da skimboard che stava attaccata al muro da anni, solo per il gusto di vedere come andava. Beh, se non è stata utile per cavalcare le ondine che da noi sono assenti, almeno è stata utile come poggiaschiena sull’arenile. Questi sono i giorni in cui al mare si sta meglio. Zero turisti, zero stress.
La sera la casalinga Sofia in genere va in palestra a boxe al Palazzetto Bubani. Ma con la bella stagione per me è più dura sopportare la calura della palestra allora mi dedico alla mountainbike e al nuoto ed eventualmente alla corsa mattutina. Ultimamente alla fiera “commercianti per un giorno” svoltasi a Forlì, ho comprato un sacco da boxe nuovo da riempire. Appena sarà pronto lo appendo in cantina per lo sfogo saltuario estivo di calci e pugni. Quest’anno ho seguito un piccolo corso di difesa personale per le donne a Castelbolognese. Si svolgeva il sabato ed era gratuito. Basato sulle tecniche del Kung fu credo sia molto efficace a livello difensivo, ma bisogna poi vedere nella realtà. La cosa bella era la parte finale comprendente tecniche di rilassamento. Il corso riprenderà ad ottobre.
Amo andare in mtb o correre in campagna. In inverno riesco anche ad arrivare al campo cross dei Monti Coralli –saranno 6 km da casa-. Ascoltare tutti i rumorini della natura mi fa stare benissimo, altro che lettore mp3! La biscia che ti attraversa la strada, l’upupa che vola in alto, le lucertoline, i merli, le farfalle che ti accompagnano e… il cinghiale. Sì, ho avuto un incontro ravvicinato con un cinghiale l’altro giorno mentre correvo a Castel Raniero. Mi è preso un colpo vedere questa enorme massa di pelo nero che mi guardava minaccioso con i suoi occhietti neri e le zanne sporgenti. Per fortuna ha tirato dritto e non mi è venuto addosso:tremavo come una foglia! Ora capisco il gusto che ci deve essere a cacciare tali maiali selvatici.
La sera la casalinga Sofia cosa fa? Siccome non è single, non si rovina davanti ad una asettica chat per delle ore. O si guarda un film mentre si cena, poi lettura a letto. Ovvero fa arte postale poi lettura poi letto. Senza un lavoro è anche difficile uscire la sera. Uscire costa come gli hobby e lo sport. E’ chiaro che se scelgo gli hobby e lo sport da qualche altra parte dovrò tagliare. Ma immagino che questo pensiero non sia comune a molti. Oppure è più comune di quanto io creda, ma la gente poi se ne frega e non lo mette in pratica? Ho letto che ci sono tante persone indebitate fino al collo a causa dell’accumulo di vari mutui: pazzesco! E’ il dramma del bancomat e dei pagamenti tramite RID bancario. Sembra di non spendere ma si spende. Mi madre non chiese mai il bancomat. Ritirava un po’ di spillatico ogni mese in banca e quello le doveva bastare. Così è riuscita a risparmiare. Mi domando se oggi ci riuscirebbe.
La scorsa settimana mi sono permessa di andare al concerto di Bonnie Prince Billy al nostro storico teatro Masini. Come faccio a conoscere tale personaggio? Grazie alla mia amica francese ovviamente, la grande Cath. E’ lei che mi aggiorna sugli artisti “buoni” del momento. Per queste cosa la Francia ha una marcia in più. I dieci euro di ingresso erano equi e l’atmosfera davvero intima. Sia Bonnie che il suo giovane batterista dall’aria più gay che bohemien si sono scolati una bottiglia di vino rosso a testa on stage. Li vedrei a suonare insieme a Vinicio Capossela. Sono andata da sola perché Marco non avrebbe retto questo genere di musica. I ritmi lenti non fanno per lui. In compenso mi ha portato a Spiderman 3, a mio parere il migliore dei tre della serie. Certi film sono solo da grande schermo, non c’è dubbio. Come Harry Potter, Pirati dei Caraibi ed altre storie di catastrofi naturali. Sono tanti gli effetti speciali e le finzioni che farebbero cosa saggia a non scritturare gli attori e a sostituirli con disegni al PC già che ci sono. Presagisco un futuro robotico–spero lontano- dove il mestiere dell’attore cinematografico non esisterà più e gli attori saranno fuorilegge relegati a membri di caffè o società segrete, perché comunque PRIVI di ignoranza.
Nostradamus Sofia ha parlato.
Un altro lusso che mi sono concessa è la visita alle mostre di Felice Casorati e Domenico Ballardini al MAR a Ravenna. Entrambe mi sono davvero piaciute, soprattutto quella di Ballardini, perché io prediligo il chiaroscuro e i disegni a matita e carboncino. Inoltre la plasticità e la scultura sono le espressioni artistiche che amo di più in assoluto. Che sfiga però. I due artisti sono nati nello stesso periodo a fine ottocento, ma il secondo è vissuto davvero poco, solo 25 anni, pieno di debiti e cornuto. Eppure così talentuoso che ancora oggi i calchi per la ceramica realizzati da lui sono utilizzati dalle botteghe artigiane. Hanno anche realizzato un film sulla sua vita, “Il germe del melograno”. Non sono riuscita ad andarlo a vedere, ma lo farò alla prossima occasione.
Insomma, alla fine, lusso di qua e lusso di là anche io nel mio piccolo vivo nel lusso. Certe volte mi sento in colpa ma poi mi chiedo: - cosa farei altrimenti?-. E’ giusto stare sempre a scrivere davanti al Pc o lunghe epistole confortanti?

Due settimane fa Marco mi ha portato a La Verna, la montagna in provincia di Arezzo dove San Francesco si dice abbia ricevuto le stimmate. Al tempo doveva essere un gran bel posto pacifico. Ora i turisti rovinano l’aurea che il luogo dovrebbe trasmettere. Dovrebbero limitare il numero dei visitatori a tot numero al giorno. Stupendi boschi e foreste meritevoli di lunghe passeggiate al fresco.

Altri films che consiglio sono:
Zucker, come diventare ebreo in sette giorni.
Good Bye Lenin
Le vite degli altri.
Tutti films tedeschi e godibilissimi. Il primo comico, il secondo anche tragico e tratta della cd. “Ostalgie”, nostalgia dell’Est –si riferisce alla DDR. Il terzo è una storia che racchiude passione, amore, morte, tradimento e ideali ed è da considerare un documento storico. Attori eccezionali, di quelli che parlano senza parlare per intenderci.


Il tempo e il sedere vanno dove vogliono loro. Non si possono controllare.
L’ho sentita su Mtv.


Se sputi in cielo poi ti cade in faccia.
Dal film Zucker.

L’elefante all’uomo nudo:- carino, ma riesci a respirare con quello?- dal film Radio America

Bene , ora vi saluto
Buona estate a tutti e fatevi vivi

Sofia 10/05/07

Tuesday, February 20, 2007

Sof in action 31-01-07


Eccomi nuovamente a Voi dopo la lunga e dovuta pausa fine Autunno e Feste varie.

Sono stata parecchio impegnata anche se molti pensano che fare la casalinga e l’inoccupata non richieda uno sforzo fisico-mentale.
Diciamo che ho voluto mettere apposto un po’ me stessa, i miei spazi e la mia organizzazione cerebrale che comunque non mi sento di dichiarare mai ultimata. Nonostante un iman di una moschea del nord Italia abbia dichiarato che “le donne sono senza anima” potrei dimostrargli che non sono proprio tutte senza cervello.
L’invio e la preparazione dei “pensierini” di Natale ai miei corrispondenti mi sfinì le ultime energie cerebrali rimaste prima della partenza per l’Austria.

Ho notato che ora con le persone si deve pensare su due piani diversi: il piano reale e quello virtuale.
Mi spiego meglio. Nell’ epoca pre- internet c’erano il telefono fisso, le fotocopie, il fax e la macchina da scrivere. Al giorno d’oggi con il PC e il cellulare è come se molte persone vivessero DENTRO questi mezzi di comunicazione odierni. E’ difficile da rendere questa idea perché ormai molti oltre che abituati si sono assuefatti a questo modo di vivere e lo recepiscono come naturale e di diritto, come se fosse un qualcosa di dovuto come lavarsi col bagnoschiuma.
Lo vedo nella mia vita quotidiana. Io scrivo lettere dall’età di sette anni. La mia prima corrispondente era la mia “suorina” dell’asilo a Ravenna che frequentai almeno un annetto prima del trasloco a Faenza. La distanza era il collante e il motivo primo che mi spinse a cominciare a scrivere, certa che mia madre, maestra, avrebbe riletto la lettera per trovare eventuali errori di ortografia prima di spedirla.
Internet e i cellulari danno l’impressione che le distanze si siano azzerate ma in realtà non è così. Roma nella mia mente si trova sempre lontano anche se so che col treno in poche ore (ad un prezzo non adeguato al servizio n. d. S.) posso raggiungerla. Il Giappone mi sembra sempre l’iperspazio anche se stasera potrei parlare con la mia amica di Osaka e scambiarci foto in tempo reale. Sembriamo vicine, quasi ci potremmo toccare. Ma, e se va via la corrente? Schermo nero. L’idea che mi salta subito in mente è la freddezza, la morte. Ma io ho la penna, la carta e so che tramite la posta posso far giungere la mia voce dove desidero. Altro non mi interessa e quindi non mi rattristo. Invece immagino che molti giovani si troverebbero inguaiati nella situazione appena descritta.
Di recente ho fatto nuove conoscenze attraverso dei siti di corrispondenza su internet. La cosa spiacevole è che molti, dopo una introduzione via e-mail e una lettera poi smettono di scrivere ovvero preferiscono inviare solo e-mail davvero non stimolanti. Certe volte mi sembra che alcune persone quando parlano utilizzino la stessa “banda magnetica”, un po’ come fanno ancora in certe stazioni radio dove una compilation di canzoni viene ripetuta all’infinito. La sequenza delle parole e degli eventi descritti è come se io già la vedessi evidenziata nel loro cervello tipo i presentatori che leggono i cartelli dietro le cineprese.
Il peggio del peggio sono i biglietti da visita online, i cosiddetti “siti CASSETTA”. Ho deciso di chiamarli così perché mi fanno venire in mente la mia cassetta. Trattasi di un vecchio baule di legno verniciato di arancione che ancora conservo. Mio padre me lo costruì con le assi di legno che trovava sulla spiaggia di Lido Adriano all’epoca degli anni ’70 durante la “Depressione Italica”, quando avevamo la stufa a legna e si andava a cercare del combustibile alla deriva. Bene, questa cassetta negli anni della mia vita ha contenuto di tutto: giochi, fumetti, libri, ricerche, segreti, “robine” per l’arte postale ed ora tutta quella plasticaglia che serve a Marco per mettere apposto il PC o le automobili R/C.
I siti “cassetta” sono quegli utili indirizzi internet dove uno può inserire il proprio blog (o diario), infos, foto, video, ecc… Potendoci mettere di tutto sono come un contenitore da riempire. Ne ho già un po’ parlato in precedenza, ma ultimamente il fenomeno si è allargato così tanto che mi ha dato problemi di comunicazione che io una volta non avevo. Dicono: -Ma perché non mi scrivi?- Cavolo, io dovrei ricordarmi che il signor X è iscritto nel sito tal dei tali al quale si accede con la password yz che io magari ho creato solo per parlare col signor X. Assurdo!!!! Poi capita la e-mail che annuncia: la signora Y ti ha inviato un messaggio. Per leggerlo clicca quel cavolo di link e riscrivi la password… ehh ma che palle! In conclusione, tanti ostacoli per una comunicazione davvero veloce ed efficace?
Per carità di Dio, non sono qui a condannare l’utilità del mondo web, ma mi sembra che davvero si stia passando oltre. Io sono per l’utilizzo della rete cum grano salis.

E ora un appello accorato. Non me ne faccio niente degli Auguri di Natale via internet o sms da gente che non si fa viva da almeno un anno. Ahhh già, dimenticavo che tanto hanno attivato quel cavolo di promozione messaggi gratis col numero tale. Ci sono così tante promozioni ed operatori telefonici che ormai se non ci si butta in questo tipo di mercato quasi ci si sente in colpa. Ehhh sì “In questo modo risparmio!--- ma intanto hai speso gli euro per l’attivazione del servizio e stai attaccato ad uno schermo, niente a di simile ad un vero volto umano…ma, Sofia, ci sono i videofonini. E ma allora evviva, perché non ci spariamo tutti quanti? In questa società si è assolutamente azzerato il senso del tatto inteso non come cortesia, ma come potenzialità e strumento del corpo umano. Poi ci si domanda perché le persone non sono sensibili e pensino solo ai fatti loro.
Per il prossimo Natale autorizzo ad inviarmi gli auguri solo chi si fa vivo durante l’anno in qualche maniera. Certo, se sento la vostra voce ogni tanto sarei più contenta. E non mi venite a dire che non c’è tempo, perché se non c’è durante l’anno, a Natale è inesistente ve lo assicuro. Focalizzandosi su se stessi a Natale si perdono di vista gli altri, è naturale.
Io comunque ero già via in Austria dal 23 dicembre. La calura inusuale di questo inverno non ha risparmiato le Alpi austriache così, rispetto agli anni scorsi la neve era inesistente. Solo sul ghiacciaio del Kitzsteinhorn vicino a Kaprun (bel nome: immaginate gli abitanti!!!) –a sud di Salzburg- la neve regnava sovrana. A tremila metri è tutta un’altra musica e lì ha sede il college austriaco per gli sport invernali (tipo una Coverciano per gli sport da neve). In cima al ghiacciaio vi era uno snowpark così enorme che decidemmo di prendere l’ascensore che conduceva alla cima del ghiacciaio per capire come era strutturato. Lassù ho mangiato la mia solita Suppe (minestra, mi serve per fare la popò) al ristorante e dopo avere attraversato la galleria che taglia la montagna salendo per trecento metri, ci godemmo la spettacolare vista sull’arco alpino.
Per la cronaca ho provato a lanciarmi sulle collinette dello snowpark. Sono fatte in modo da essere sempre più alte e sempre più veloci. Alla fine fare i salti viene naturale. Mi sono gasata a palla!
Mancando la neve ne approfittammo per qualche giretto per la gioia del mio portafoglio.
Andammo a Munchen, Rosenheim e Kufstein. Tutti nomi che a voi magari non dicono niente ma che a me fanno sempre un effetto erotico. Munchen non era una uscita programmata visto che solitamente per noi è una tappa estiva. Il centro era affollato come al solito e dopo essermi divisa da Marco –in genere ci dividiamo e ci incontriamo dopo 2 o 3 ore causa diversità di interessi- mi fiondai nei negozi che non avevo visto l’estate precedente.
Risultato: shopping frenato tipo musicassetta per papà con i canti dei marinai Tedeschi del gruppo SEELORDS, piccolo pesce martello in argento, due paia di mutande, un paio di orecchini davvero minuscoli (mi sono ri-fatta i buchi) e la serie completa dei tre libri dal titolo “ Der Dativ ist dem Genitiv sein Tod” (Il Dativo è la morte AL Genitivo).
Questa frase, che io considero fortemente orgasmatica, mi colpì a tal punto che pensai – Cavolo, questo scrittore deve essere davvero un folle.- In pratica è un saggio sulla odierna Lingua Tedesca, con precisazione sui modi di parlare corretto e le odierne tendenze lessicali e grammaticali. Il tutto scritto con ironia e sagacia.
Rosenheim, a sud di Munchen, ci era nota solamente per il Media Markt più grande che avessimo mai visto. Dopo una dovuta visita di rito a questa mecca della tecnologia, dove io come al solito ne approfittai per ascoltare triliardi di CD e alla fine non comprarne neanche uno (tanto lo scarico… ma mi sa che un cantante di nome CLICK CLICK DEKKER non l’hanno neanche sul Mulo) visitammo con tranquillità il centro cittadino. Come souvenir comprai una bottiglietta a forma di spermatozoo la cui testa è il tappo. È completo di tutto, occhietti e codina e allegato c’è un’etichetta che riporta scritto “Potenzerl” che significa “piccolo potenziatore”. Vi è anche un disegnetto del Potenzerl che dice – Ich komme! (vengo)-.
Il liquido contenuto nella bottiglietta trasparente è ovviamente bianco e dice che è liquore di panna. Molto alcolico, ancora non l’ho fatto provare a Pippino; ho timore di vedere gli effetti della reazione chimica nel suo corpo dopo avere ingerito questo liquore.
Kufstein è una città di confine e si trova in Austria, al confine con la Baviera. Da lì infatti l’autostrada torna ad essere gratuita. Dopo avere comprato un libro indirizzato agli uomini contenente domande e risposte per capire le donne (del tenore “Perché lei spilucca dal mio piatto?”, “Cosa fa veramente una casalinga tutto il santo giorno?”, “Cosa ne pensa degli uomini più vecchi?” oppure “Devo proprio farmi la doccia prima di fare sesso?”), ci dirigemmo alla montagna del centro del paese per visitare la fortezza.
Questa imponente costruzione fa davvero impressione. In passato utilizzata come prigione, dove morirono anche parecchi dei nostri del Risorgimento, è ora museo e memento del Risorgimento e di disdicevoli accadimenti ed isitituzioni del Medioevo come la Caccia alle streghe e i Tribunali dell’inquisizione. Le didascalie degli oggetti esposti e le spiegazioni storiche sono scritte anche in Italiano. Una occasione per rispolverare la storia e per scoprire tecniche di tortura abominevoli come la pratica di segare il corpo di un individuo legato per i piedi a testa in giù. Non c’è che dire: un vero macello! Le celle della fortezza sono così fredde che davvero una volta quando finivano al fresco ci stavano pure sul serio. Attraverso tutta una serie di passaggi sopra e sotto le mura si raggiunge la galleria sotterranea che attraversa tutto il castello tagliando la montagna. Dubito che ve ne sia solo una e chissà quali segreti racchiude. Per completare il quadretto di questo luogo ameno e felice, nel punto più esposto al sole della cinta muraria vi è il giardino botanico dell’imperatrice. Con la bella stagione deve fare la sua bella figura immagino. Questo mi fa pensare che al di là delle società segrete, formalmente ostacolate dai governanti, loro stessi coltivassero interessi in parte condivisi dalle società segrete stesse, in specie di alchimia ed esoterici.
E’ un po’ come la leggenda della nascita della scrittura. Mi sembra di avere capito che una teoria afferma che gli extraterrestri abbiano insegnato agli uomini a scrivere e a costruire le Piramidi e altri monumenti megalitici un bel po’ di anni fa. Non so se quello che dico è corretto, quindi prendete tutto col beneficio di inventario. Mi è venuto in mente questo facendo la connessione con la leggenda Cinese che narra che nel 2962 a.C. sulle sponde del Fiume Giallo Fu Hsi incontrò un drago che gli rivelò il segreto della scrittura. Aiutò quindi la gente a civilizzarsi, ad apprendere l’uso del compasso e della squadra per prendere le misure, a comporre musica, pescare e ad addomesticare gli animali. Non si sa poi se i draghi – ovvero gli alieni?- si siano pentiti di avere aiutato il genere umano.
Sono attirata dalle creature immaginarie e fantastiche e sinceramente mi chiedo se il lucertolone Kommodo delle Isole Kommodo non sia in realtà l’ultimo dei draghi rimasti.
Una ultima curiosità sul castello di Kufstein. Lì nel torrione principale è conservato l’organo a canne più grande del mondo, nonché il primo all’aperto, il cui suono si sente a parecchi Km di distanza. Ho letto che con le bella stagione (fa un po’ freddino sulla torre) in determinati giorni e orari lo suonano. E’ chiamato “l’organo degli Eroi”, i cacciatori del Kaiser, e fu concepito nell’Ottocento. Fa davvero parecchia impressione ed è immerso in una atmosfera lugubre e gotica. Poi con tutti i corvi che svolazzano in cielo senza ritegno, credo che neanche Mike Buongiorno avrebbe il coraggio di pronunciare il suo famoso motto: allegria!

Ho letto un reportage infinito sulla Cina nella rivista Geo di un po’ di mesi fa.
Parlano della crisi del modello familiare causata dall’istituzione obbligata del modello a figlio unico.
Le conseguenze in nuce sono le seguenti: poche speranze di vedere il proprio figlio realizzarsi in un impiego decente.
E’ simile a quello che succede da noi già da diversi anni. Una volta si facevano i figli, tanti figli, perché si sapeva che magari qualcuno se ne perdeva e servivano come aiuto per il lavoro familiare quale che fosse. Un po’ li si faceva per cultura, perché era così e nessuno si immaginava che potesse essere diversamente. Ora, complice la crisi economica molti decidono di non fare figli ovvero, seguono la moda corrente e ne fanno due. In Cina un tempo dicevano : -Almeno uno dei nostri figli farà strada. Riponiamo in tutti loro tutte le nostre speranze di genitori.-
Ora dicono:- Abbiamo un solo figlio e siamo costretti a riporre in lui tutte la nostre speranze…e se non ce la fa???---ahhh ma allora abbiamo scoperto il famoso fattore X al quale chi fa figli generalmente non pensa. Ce la farà? Sarà felice? Si realizzerà con una buona attività? E se muore come la mettiamo??? Con un solo figlio sarebbe una vera catastrofe e i Cinesi non sono abituati a questi shock evidentemente. Li posso capire.
Avendo eliminato fino a poco tempo fa le figlie femmine di conseguenza i Cinesi maschi sono in maggior numero rispetto alle donne. Anche questo è un bel problema. Mi chiedo se esistono Cinesi single o se questa scelta di vita non sia ancora stata presa in considerazione.
Certo che se un operaio guadagna circa 0.32 euro all’ora senza garanzie, sicurezza e limiti di orario, credo che al giorno d’oggi questa scelta gli convenga.
Un’altra cosa che mi fa apprensione è l’invasione musulmana odierna. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ci sono persone di religione musulmana che non sono certo fanatiche e vivono seguendo modi occidentali ma cavoli, i musulmani sono comunque uniti da una cosa che ormai ai cristiani manca: una unica fede. Per loro chi non è della loro religione è un infedele e come tale eliminabile. Questo discorso potrebbe valere anche per Scientology o altre religioni come l’ebraismo. E ripeto, parlo solo per esperienza personale. Non ho affrontato studi al riguardo.
Solo che loro sono in tanti e di figli ne fanno tanti. Qua potrebbe palesarsi una nuova futura rivincita dei popoli musulmani dopo la sconfitta storica subita a Vienna.

Ho inserito quasi tutti i miei CD sul PC. Ho salvato tutto in mp3 (ormai formato desueto) sull’Hard-Disc. Sono tornata al vecchio e primo amore: il disco in vinile.
Sì, davvero il “disco compatto” non mi dice niente e non giustifica il prezzo di vendita. Anche se solo 10 euro comunque sono sempre ventimila lire per un pezzo di plastica che non mi dà gusto.
Proprio se è una edizione particolare ci potrei fare un pensierino ma Janis Joplin ascoltata sul suo originale anni Settanta è tutto un altro effetto. La musica dell’epoca era realizzata per quel supporto audio e non per un altro tipo, più freddo, rarefatto, artificiale. E i dischi mi affascinano. Mi dà l’idea che il prezzo che pago abbia un senso, in soldoni, mi soddisfano. Le copertine grandi, quelle vecchie immagini…tutto contribuisce ad influenzare il mio acquisto e ad aumentare la mia attrazione verso questo oggetto del desiderio. Se posso corro alle fiere qui in zona. Tra le mie ultime acquisizioni un 33 giri di Rick Wakeman “Le sei mogli di Enrico VIII”. Opera sinfonica dove il membro degli YES descrive attraverso ogni composizione una delle sei mogli del re inglese. In copertina si possono leggere brevi ritratti di queste donne che per l’epoca io ritengo fortunate.
Non era poi così scemo questo Enrico Ottavo e così crudele come me lo hanno dipinto in passato. Le femmine che si sceglieva erano tutte mature, sulla trentina. Ovviamente quella più brutta era di origini tedesche – Anna di Cleves-. Oltre a questo era solo avvezza ai lavori domestici e non alla lettura, in pratica una ignorantona che però seppe essere pragmatica quando il re volle sbarazzarsi di lei offrendole il titolo di “Sorella del re” ed una abitazione confortevole in disparte dalla vita di corte. Quella che venne dopo, Caterina Howard, era la più giovane delle mogli, solo vent’anni e ancora alla ricerca della propria identità sessuale visto che sperimentava esperienze promiscue. Il povero Enrico,che la amava alla follia, non poteva certo tollerare questo shock e la condannò alla decapitazione.





Films:

Mi è piaciuto molto il rifacimento dei SOLITI IGNOTI diretto da Gorge Clooney che, devo ammettere, è un attore che mi attrae. Ok, sarà un luogo comune, ma mi piace come attore, non solo perché è bello. Anche nei 3 RE è geniale. Questo film fa davvero pensare a quello che ci può essere parallelamente alle guerre in Medio Oriente. Povertà e interessi di varia natura, soldi che girano e incompetenti che dovrebbero garantire il corretto svolgimento delle operazioni di pace.
Tutto opinabile ma questo non vieta che possa esserci del vero.

ERAGORN – non so come sia il libro, ma il film non mi dice niente. Giusto perché ci sono i draghi, sennò non avrei fatto l’errore di guardarlo. Ora però ho capito chi può avere rubato i draghetti di bronzo dalla fontana di Faenza. Non la farà franca ancora per molto. La salvezza del mondo è comunque più importante. Ok, lasciamogli i draghetti che secondo me ora stanno in villa di un nuovo ricco di Shangai, l’architetto Cin Ciao Lin per esempio, grande fan della leggenda di Fu Hsi.

CARS mi è piaciuto da morire. Purtroppo non conosco il mondo delle corse nascar ma ci sono dei particolari, come i nomi dei conduttori delle telecronache oppure di certi sponsors che fanno sbellicare dalle risate.

Poi ho visto le nuove versioni di vecchie glorie come POSEIDON e IL VOLO DELLA FENICE. Io preferisco le versioni originali ma devo dire che il Poseidon mi ha tenuto col cuore in gola fino alla fine. Forse sarebbe stato più tranquillizzante viver l’intera vicenda che guardarla da spettatore inerte.
Ma poi perché i Tedeschi devono sempre fare la figura dei cattivi e imbecilli nei films??? Quelle sono caratteristiche comuni a tutti i popoli in qualche percentuale.
Erano forse più buoni i Russi quando nel primo gulag sul mar Bianco all’arcipelago delle Solovtni costringevano i reclusi a stare in bilico seduti su dei pali conficcati alle pareti delle celle per delle ore? Il primo che cadeva lo facevano secco. Per risparmiare le munizioni poi li legavano a dei tronchi e li gettavano giù per una scalinata storica che conduceva all’imbarcadero dopo più di trecento gradini. L’arrivo doveva essere degno di un film splatter. Ma un film su questi accadimenti mica lo girano.


Per ora è tutto…vorrei scrivere di più ma è passato davvero molto tempo che non scrivo soprattutto ad alcune persone. Quest’anno mi riprometto di scrivere di più.


L’uomo che cessa di credere in Dio comincia a credere in tutto. Chesterton

Le votazioni sono diventate meri ludi cartacei. Fanfani

Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. By mio padre

Non è vero che la morte sia il peggior di tutti i mali, è un sollievo pei mortali che son stanchi di soffrir. Metastasio

Vi voglio bene.
Sofia

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